giovedì 31 marzo 2011

La presa del Castel Nuovo

Un uomo che non ha pensieri individuali è un uomo che non pensa (Oscar Wilde)

Una costante della società moderna è il lamento: la gente si lagna per ogni cosa, a partire dalle piccole incombenze quotidiane per arrivare ai problemi planetari! Costoro non hanno compreso che la recriminazione è assolutamente improduttiva, anzi genera e dissemina un ulteriore clima di sfiducia ed afflizione.
Cosa fare per arginare questo fiume in piena di insoddisfazione e disfattismo? Bene, sono convinta, e ho più volte, modestamente, sostenuto questa tesi dalle pagine del mio blog, che tutti noi dovremmo ribellarci allo stato di sudditanza psicologica cui i media ci hanno costretto. La mia affermazione può apparire esagerata, ma penso che potrete condividerla se prestate veramente attenzione alle cose di cui la gente parla e soprattutto al modo in cui ne parla! Grazie all’azione dei mezzi mediatici, persone comuni, come noi, sono spesso terrorizzate, se non paralizzate, dalla paura di eventi catastrofici, sono perseguitate da fobie collettive che spingono sempre più all’isolamento e alla diffidenza anziché all’interazione e alla comunicazione, sono istigate al fanatismo anziché alla moderazione. E non è tutto! Il grande pericolo, che neanche le menti più sveglie alle volte realizzano, è la capacità di questi lupi di travestirsi da agnelli. Apparentemente, costoro stanno facendo informazione, stanno, cioè, fornendo un servizio essenziale e fondamentale alla collettività. E su questo nulla da ridire. Il vero problema sta nell’abilità di questi signori a far passare come cronaca, ossia come esposizione oggettiva dei fatti, ciò che spesso sono pareri personali o di fazione, o, peggio ancora, a diffondere tra la gente, in maniera subdola e paternalistica, sensazioni di allarmismo e di smarrimento. Spesso, e ne abbiamo prova di continuo, il clima di incertezza e turbamento che i media riescono a creare si rivela del tutto ingiustificato, ma, nel frattempo, essi hanno fatto sì che sentimenti di paura, afflizione e intolleranza sedimentassero un altro po’ nelle nostre coscienze. Sto forse esagerando?
Sotto la minaccia di questo annichilimento generale, perpetrato sapientemente giorno dopo giorno, ciascuno di noi dovrebbe avere la forza di non dare più ascolto ai propinatori di falso buonismo, ai manipolatori del pensiero, o, almeno, di imparare a riconoscerli per evitarli. Dovrebbe avere la capacità di ritornare un essere pensante e, soprattutto, di analizzare i fatti con il buon senso, che prescinde dal grado di cultura personale. Vi sembra tanto difficile? Io penso che non sia impossibile. Bisogna solo avere la consapevolezza che il nemico da fronteggiare è potente, ma, soprattutto, ambiguo.
E adesso è il momento di ritornare alle vicende, o, meglio, alle peripezie (e tra poco capirete il perché) della futura sposina!
Il tragitto dalla casa paterna al Maschio Angioino, dove sarebbe stato celebrato il matrimonio tra me ed Alessandro, in condizioni normali avrebbe richiesto non più di venti minuti. Quella mattina, invece, dopo venti minuti non eravamo neanche a metà strada. Napoli era paralizzata da un traffico infernale che sarebbe stato possibile eludere solo con il ricorso alla batmobile (il mezzo di locomozione di Batman, per intenderci!). Varie congiunture sfavorevoli tramavano contro di noi: innanzitutto, la pioggia battente che, come tutti i napoletani connessi possono confermare, mette sistematicamente in ginocchio la città, cui si aggiunse un elemento non previsto, vale a dire una massiccia manifestazione di disoccupati che quel giorno, invece di oziare, non avevano di meglio da fare che rompere le uova nel mio paniere.
Fortunatamente, riuscimmo a passare incolumi prima che la marea urlante giungesse al Museo Nazionale, punto di snodo cruciale tra la parte collinare di Napoli, da cui provenivamo, e quella adiacente al mare, dove eravamo diretti. Nonostante ciò, eravamo, comunque, in forte ritardo, al punto che, a circa cento metri dal traguardo, io e Luisa decidemmo di scendere dalla macchina e proseguire a piedi. Pioveva a dirotto, e fare la gincana nel traffico napoletano, vestite di tutto punto e corredate di un ombrellino pieghevole, avrebbe fatto ridere anche i polli. Dulcis in fundo, giunte al cospetto del monumentale ingresso del Castel Nuovo -l’Arco di Trionfo di Alfonso d’Aragona-, il tacco della scarpa mi rimase incastrato tra due tavole di legno che, inserite in una lunga sequenza, permettevano di valicare il fossato e di accedere al castello. Quella fu davvero la ciliegina sulla torta (almeno, così pensavamo!), ma neanche l’ennesimo imprevisto riuscì a rovinare il buonumore mio e della cara Luisa!
Viste le difficoltà incontrate per raggiungere la meta, immaginavo di conquistare un castello desolato. Invece, ad attendermi, con mia grande sorpresa, c’erano già tanti amici e parenti, ma, soprattutto, c’era lui, Alessandro! Egli mi accolse con un abbraccio che, sebbene durato una manciata di secondi, mi sembrò eterno! La sensazione che provai è difficilmente descrivibile a parole. Fu un dono unico, una fusione di anime, un’esplosione di gioia e letizia. Costituiva la prova che il sogno era realtà!
Ma il meglio della cerimonia doveva ancora venire…
Per saperne di più, appuntamento alla prossima puntata!

4 commenti:

  1. Oddio adesso fai la cronaca del matrimonio alla Brignano?? ahahah
    comunque hai ragione la gente si lamenta decisamente troppo... anche io parto da 'lamentone' e anche se ben motivato non mi ferma niente... in situazioni normali bastano 37 di febbre per farmi sembrare un moribondo....
    che ci vuoi fare??
    ci scriviamo presto
    buona giornata :)

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  2. Sei forte, Damiano! Grazie per la visita.

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  3. Carissima Silvana...quanta verità nelle tue parole, te lo dice un'agente di viaggio che sperimenta ogni giorno la lamentela del cliente che si fa spaventare da qualsiasi evento e ti mette nelle condizioni di farti venire un fegato tanto. Ma la strategia del lamento vuoto serve solo ad attirare attenzione, a concentrare l'attenzione dell'altro su di se. E' una società di "gnagne" in cui anche io spesso ricado quando sono esasperata da quello che mi circonda. Purtroppo è una caratteristica tutta italiana e bisogna conviverci. Ti abbraccio carissima.
    PAt

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  4. Ciao, Patty! Che bello ritrovarsi di tanto in tanto almeno in rete! Ti seguo sempre con attenzione ed ammirazione! Sai che ti dico? Se la vita diventa troppo lamentosa, possiamo sempre buttarci sulla tua bella crostata alle amarene, o no?

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