Ogni promessa è debito
Mio padre mi ha insegnato che nella vita la parola data conta più di qualunque contratto scritto. Quando lui dava una stretta di mano, cascasse il mondo, manteneva sempre l’impegno preso o la promessa fatta. Eppure, da bambino, era cresciuto per strada, in un quartiere prossimo al porto di Napoli, denominato, per l’appunto, Porto, e, quindi, conosceva bene tutti gli espedienti, più o meno leciti, per sopravvivere in un periodo di fame e di guerra. Ricordo sempre con molta commozione ed ammirazione un episodio che più volte mi ha narrato, in cui fu protagonista di una vicenda che, oggigiorno, ai nostri occhi apparirebbe inverosimile, abituati come siamo all’abbondanza e, talvolta, allo spreco. Essendo il secondo di sette figli, nonché il primo dei maschi, veniva spesso responsabilizzato nei confronti dei fratelli e sorelle minori. Nonno Alberto, ufficiale nell’esercito, aveva impartito una disciplina molto rigida ai figli, trasmettendo soprattutto a Babbo Diego un radicato senso dell’onore e della responsabilità.
In un giorno molto piovoso, Nonna Anna diede a mio padre il denaro contato per comprare una pagnotta, con la quale ella avrebbe provveduto a sfamare (almeno in parte!) la sua nutrita nidiata. A quell’epoca, mio padre era poco più di un ragazzo. Acquistato il pane, egli tentò di preservarlo dalla pioggia battente stringendolo tra il braccio e il fianco, ma, poiché, era a sua volta tutto inzuppato, pensò di accelerare il rientro a casa aggrappandosi alla parte posteriore di un tram in corsa. Ma ecco che, in quell’atto, allentò la presa e la pagnotta finì rovinosamente sul selciato, centrando in pieno una profonda pozzanghera. A quella vista, il ragazzo si lanciò prontamente dal tram ed andò trafelato a recuperare il pezzo di pane: quello doveva essere il pranzo per sé ed i suoi fratelli! Purtroppo, il prezioso bagaglio aveva perso tutta la sua fragranza, trasformandosi in un ammasso molliccio. Eppure, Babbo Diego, a cui la strada aveva insegnato la rapidità di pensiero ed azione, non si perse d’animo neanche in quell’occasione: prese il pezzo di pane, lo strizzò ben bene alla stregua di un cencio appena lavato, e, come se nulla fosse successo, riprese la strada di casa.
Dopotutto, aveva rispettato il suo impegno, e quel giorno, a tavola, nessuno ebbe alcunché da ridire!
E adesso, punto e a capo.
Eravamo rimasti al casuale ritrovamento di un pezzetto della mia adolescenza, ossia al riallacciamento dei contatti con un mio compagno del liceo in circostanze del tutto fortuite.
Udire la sua voce al telefono, a distanza di tanti anni, mi riportò istantaneamente indietro nel tempo, inondandomi dolcemente di una sensazione calda ed avvolgente. Avevo la percezione, se non la certezza, che, nonostante il tempo, la distanza e le diverse esperienze vissute, un filo invisibile, estendibile a piacere e, soprattutto, tenace e resistente più dell’acciaio, avesse continuato a tenere in vita un qualche legame tra di noi. Ne era prova l’intesa schietta che si era sin da subito instaurata nella nostra interazione.
Poiché egli era impegnato, non potemmo discorrere a lungo, sicché ci salutammo con la promessa di mantenerci in contatto. Non posso affermare con certezza se la seconda telefonata fu una mia o una sua iniziativa. Ricordo solo che, quando ci risentimmo, speravo che lui mi invitasse per un caffè, un aperitivo, una pizza, una cena, insomma qualsiasi cosa che mi permettesse di rivederlo. Ero troppo curiosa di capire cosa avesse generato una trasformazione così radicale (e in positivo!) nel suo modo di fare e di parlare. E, si sa, la curiosità è femmina…
Attesi per tutta la durata della conversazione telefonica, ma niente da fare! Il tipo manteneva fermamente la sua posizione, per cui l’unica mossa possibile fu l’attacco frontale: senza girarci troppo attorno, gli proposi di incontrarci, e indovinate un po’ la sua risposta? Non fu né un sì né un no. Si limitò a prendere tempo, forse perché aveva intuito di andare incontro ad un oggetto non ben identificato, ma di sicuro pericoloso e difficilmente aggirabile. Non sapeva, però, di avere difronte la perseveranza fatta persona…
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