Campar senza fatica è una voglia molto antica
Chi di noi non desidererebbe vivere di rendita e trascorrere le sue giornate dedicandosi alle proprie passioni, ai propri hobbies o, molto più semplicemente, al dolce far niente?
Penso che la risposta sia scontata, e non nego di essere anche io in prima fila. Il problema dei tempi moderni è che la maggioranza di noi è costretta dalle circostanze a svolgere, giorno dopo giorno, un lavoro o un’attività che non le è congeniale, con la inevitabile conseguenza che 1/3 della giornata si trasforma in una vera e propria prigionia. Il tempo rimanente, tolto quello che fisiologicamente dobbiamo riservare al riposo, viene spesso utilizzato per smaltire le arrabbiature o lo stress accumulati sul lavoro, con la conseguenza che, nel frattempo, la vita passa e alla fine, nella migliore delle ipotesi, ci ritroviamo con una magra liquidazione e una bella ulcera!
La responsabilità di questo stato di cose (e su questa mia affermazione vi invito seriamente a riflettere) dipende dalla mentalità che ci è stata da sempre inculcata. “Studia e trovati un buon lavoro!”: penso che tutti noi abbiamo udito questi consigli dai nostri genitori. Eppure, se vogliamo realizzare il sogno, a mio parere, assolutamente legittimo, di vivere di rendita, non è quella la strada da seguire. Desidero fare due precisazioni in proposito. Innanzitutto, vivere di rendita non significa essere dei fannulloni buoni a nulla che campano come parassiti sulle spalle altrui. Anche chi vive di rendita deve avere le competenze adeguate e deve quotidianamente impegnarsi per mantenere integro e, ancor meglio, per accrescere il proprio capitale. In secondo luogo, dobbiamo entrare seriamente nell’ottica che la sicurezza del posto di lavoro, a qualsiasi livello e in qualsiasi settore, non esiste più, e, pertanto, a maggior ragione, i vecchi insegnamenti e consigli, volti ad assicurare un futuro dignitoso, hanno ben poco valore. Nella totale incertezza e variabilità che ci circondano, l’unico dato stabile è il seguente: occorre riprogrammare i nostri circuiti e schemi mentali, adeguandoli alle mutate condizioni della società moderna e acquisendo la consapevolezza che il posto fisso, nonché il concetto di sicurezza finanziaria a vita, che ad esso si era soliti associare, è ormai una chimera.
In un simile scenario, apprendere nuove abilità che ci consentano entrate alternative a quelle dal lavoro dipendente, diviene una necessità. Le opportunità di guadagno, offerte soprattutto da internet, sono molteplici, sebbene non bisogna illudersi che si tratti di guadagno facile (quello, almeno legalmente, non esiste!). I servizi che è possibile offrire tramite la rete sono infiniti e con costi contenuti. L’e-commerce è un settore in continua crescita su cui, acquisite le opportune competenze, si potrebbe pensare di puntare.
Perché, allora, forti di questa consapevolezza, a nessuno viene in mente di rivedere il nostro sistema scolastico in termini rivoluzionari? Perché non insegnare ai nostri ragazzi come costruirsi il proprio futuro in maniera proattiva, piuttosto che incanalarli verso il tunnel del lavoro dipendente, del posto fisso, che, mai come oggi, sono ‘specie’ in estinzione?
Meditate, gente, meditate!
E adesso ritorniamo alle vicende, a questo punto, della casalinga per scelta.
Il periodo che ebbe inizio a seguito delle mie dimissioni, e che, tuttora, prosegue, fu un periodo di… liberazione! Ebbene, sì! Chiamatemi irresponsabile, incosciente, avventata, ma che ci posso fare? La libertà sopra ogni cosa!
Il lavoro che avevo tanto amato, non nella sostanza, bensì nelle relazioni umane che esso implicava, era divenuto troppo esigente per una tre volte mamma come me. Esso avrebbe assorbito oltremodo il mio tempo e le mie energie e ben poco spazio, anche qualitativamente parlando, mi sarebbe rimasto per la mia famiglia. Sapevo quale impegno comportasse il lavoro, anche part-time, in filiale, e non ero disposta fare la fine della mamma nevrotica. Pertanto, ad oggi, guardandomi indietro, non mi pento della mia scelta fatta, né, in proposito, ho mai avuto ripensamenti. Indubbiamente, ho la fortuna di avere accanto un compagno che non ha mai messo in discussione la decisione presa, ma che, anzi, condivide appieno i primari valori della famiglia. E poi conto molto sulle mie capacità e sul mio ottimismo, per cui continuo a ripetermi che, se ho scelto di cambiare direzione, è perché so, dentro di me, che qualcosa di più grande si sta preparando a nascere.
Come avrete intuito, la mia autobiografia sta volgendo al termine ed è anche questo il motivo per cui non ho voluto dare un titolo al post odierno: qualunque scelta mi sembrava riduttiva e, comunque, avrebbe suggellato in maniera visibile la conclusione di un magnifico viaggio. Non che non abbia altro da raccontare: il mondo vissuto ed il mondo interiore di ciascuno di noi sono talmente vasti ed articolati che mille pagine non basterebbero a rendere loro onore. Penso, piuttosto, che, attraverso questo mio scrivere, abbia raggiunto quanto mi ero proposta: dare un esempio tangibile di come oggigiorno sia possibile andare controcorrente, di come sia possibile dare inizio ad una rivoluzione silente, ma non sottomessa, attraverso la quale condividere con gli altri valori ed ideali, ahimè, ormai sopiti. E il consenso e l’affetto che immancabilmente mi avete dimostrato sono prova che la mia non è pura illusione o lucida follia. Il mio messaggio, per quanto modesto possa essere, è il seguente: non permettete a nessuno, ma innanzitutto a voi stessi, di considerarvi come parte sostituibile di un ingranaggio, non permettete a nessuno, ma innanzitutto a voi stessi, di dire che non siete in grado di fare qualcosa, non permettete a nessuno, ma innanzitutto a voi stessi, di sopprimere i vostri sogni in un lavoro da 1.200 euro al mese e in un appartamento di 60 mq. Pensate in grande, sognate in grande, agite in grande! Ognuno di voi è un capolavoro e non permettete a nessuno, ma innanzitutto a voi stessi, di affermare il contrario!
Con tutto il mio cuore. Silvana.
P.S. Come potrei chiudere questo bellissimo cammino fatto insieme se non con un proverbio?
Eccolo, è un invito per voi:
Stretta la foglia, larga la via, dite la vostra che ho detto la mia!