mercoledì 23 marzo 2011

L'Asso di Denari

'A cajola pure 'ndurata è sempe nu carcere pe' l'auciello
(La gabbia, anche se dorata, è pur sempre un carcere per l'uccello)

Il proverbio odierno dovrebbe farci riflettere su come, oggigiorno, benché viviamo in democrazia, siamo liberi solo apparentemente.
Che cos’è per voi la libertà? Personalmente, vorrei esprimere la mia concezione di libertà con un’analogia. Forse la troverete limitata, ma indubbiamente rende bene l’idea della sensazione che si prova quando ci si sente liberi. Allora: avete presente quando una circostanza formale, che può essere il lavoro che svolgiamo o un evento pubblico a cui dobbiamo partecipare, ci impone di vestire abiti che non troviamo esattamente confortevoli? E cosa dire, per noi donne, delle amate-odiate scarpe con il tacco, che ci fanno apparire così femminili, ma che, alla fine del matrimonio o della grand soirée di turno, vorremmo semplicemente dare alle fiamme? Come ci sentiamo in simili circostanze? Come un uccello in una gabbia dorata: sfoggiamo la nostra mise più elegante, riceviamo apprezzamenti e complimenti per come ci siamo agghindati, eppure la nostra mente è ostinatamente focalizzata su un unico, persistente pensiero: una tuta comoda e un paio di morbide pantofole! Non è forse questa la vera libertà?
Ben consapevoli di questa verità, ci ostiniamo, tuttavia, a svilire non solo il nostro corpo ma anche il nostro spirito in abiti indubbiamente meravigliosi alla vista, ma tremendamente inospitali e mortificanti.
Anche gli spazi sempre più ristretti in cui la moderna società ci ha ridotto a vivere (o sopravvivere?) rappresentano un’umiliazione per la nostra anima, che, al contrario, desidera istintivamente ampiezza ed illimitatezza.
I moderni designers (per carità, tanto di cappello per la loro geniale inventiva!) riescono a pigiare in 40 mq cucina, bagno, camera da letto e studio, compresi barbecue e vasca idromassaggio! E noi, moderni ed inconsapevoli schiavi, siamo tutti tronfi di avere ogni cosa a portata di mano, di poter ridurre i tempi di pulizia delle nostre bellissime gabbie, di abbattere le spese domestiche, facendoci bastare i 1.500 euro al mese che il nostro magnanimo datore di lavoro ci passa, e, magari, mettendo addirittura da parte qualche spicciolo per una settimana di vacanza (però, a giugno o a settembre, perché costa meno!) nel villaggio 2 stelle “Mappatella Beach”!
Alla luce di queste considerazioni, sapete spiegarmi perché gli antichi, che sono gli unici che dovremmo emulare, costruivano opere imponenti e, allo stesso tempo, armoniose, destinate non ad uso privato, ma alla fruizione dell’intera collettività? La loro preoccupazione non era certamente quella di chi le avrebbe mantenute pulite o di quanta ricchezza ci sarebbe voluta per manutenerle, in quanto essi avevano fatta propria l’ancestrale intuizione che solo la grandezza, la magnificenza e la bellezza elevano davvero lo spirito e lo avvicinano al divino. E che cos’è la scoperta e il nutrimento della nostra dimensione spirituale se non un passo in più verso la libertà?  
Meditate, gente! Meditate!
E adesso ritorniamo alla mia insolita autobiografia!
Avevo finalmente ottenuto ciò che, per quasi quattro anni, avevo desiderato ogni singolo giorno della mia permanenza napoletana, vale a dire la possibilità di rientrare a Siena, badate bene, non dalla porta di servizio, ma dal portone principale. Difatti, la nuova mansione si accompagnava anche ad un consistente scatto di carriera, con i vantaggi in termini di prestigio e riconoscimento economico che potete facilmente immaginare.
Ma a quale prezzo avrei ottenuto tutto ciò? Avrei dovuto, presumibilmente, rinunciare ad Alessandro, visto che un rapporto a distanza alla veneranda età di 35 anni mi appariva altamente improbabile. Del resto, ad onor del vero, non subii da parte sua alcuna pressione: il peso della decisione finale fu lasciato, com’era giusto, interamente a me!
E se considerate che, per vocazione, almeno fino ad allora, non mi ero mai immaginata sposata, né tanto meno mamma di famiglia, capirete bene come la scelta si facesse ancora più difficile. Non aveva mai albergato in me il desiderio di maritarmi a tutti i costi, né quello di sperimentare le gioie della maternità, per cui, di fondo, non esisteva alcun forte motivo egoistico per orientarmi verso una direzione piuttosto che l’altra.
Eppure, non me la sentivo di disattendere le aspettative che una persona pura ed integra come Alessandro aveva riposto in me! Sarebbe stato come dargli un colpo alle spalle, ma, soprattutto, non avrei più potuto convivere serenamente con me stessa.
Indubbiamente, anche l’idea di tradire la mia bella Siena alimentava ulteriormente un diffuso stato di agitazione ed indecisione.
Tuttavia, alla fine ebbe il sopravvento il lato romantico del mio carattere, lato che Alessandro ebbe la capacità di far affiorare in maniera inattesa e sorprendente e, soprattutto, a dispetto delle mie radicate abitudini da gatta selvatica.
Sta di fatto che, da un momento all’altro, feci la mia scelta! Diedi un calcio alla carriera e mi tenni stretto il mio Asso di Denari!

5 commenti:

  1. Cercando su google il significato di Asso di denari ho scoperto che:

    "L'Asso di Denari: nella carta è raffigurata con una enorme moneta d'oro in mezzo a due simboli floreali."

    Leggendo mia moglie, mi raffiguro al suo cospetto, sempre più, come cicondato da due dee: Venere e Minerva !

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  2. Parole sante.... anche io il più delle volte mi sento un pesce fuor d' acqua con la cravatta....
    però che ci vuoi fare.. se non la metti non sei un buon professionista :(
    che tristezza

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  3. Ciao cara amica, ormai sei così, la mia amica quotidiana di blog, bella la tua storia, e quanta saggezza....a me però mettere i tacchi piace tantissimo....rimane il fatto che tutti dobbiamo prima o poi un pò adeguarci, anche se io fatico molto e per colpa della mia franchezza....facco dei pasticci...baci giancarla

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  4. Sono perfettamente concorde con te sul cocetto di liberttà che esprimi.
    Grazie per la visita.

    Un saluto Gabriella

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  5. A volte prendere delle decisioni è davvero difficile, ma che soddisfazione quando ti rendi conto di aver preso quella giusta!

    Saluti cari
    Cinzia

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