giovedì 28 novembre 2013

Credete nell'amore eterno?

Ovvio, ciascuno di voi risponderà in base alla sua personale esperienza, motivo per cui vi invito a mettere da parte ogni tipo di autopersuasione e a dare una valutazione della questione il più oggettivamente possibile.
La domanda non è assolutamente di poco conto, tanto da essere oggetto di dissertazione sin dalla notte dei tempi.
Ci riferiamo, ovviamente, all'amore tra uomo e donna, visto che esistono anche amori incondizionati, primo fra tutti l'amore materno.
Sovrapporre l'universo maschile a quello femminile (o viceversa), senza che l'uno stritoli l'altro, ma in modo che essi risultino complementari, è una coincidenza davvero straordinaria, ma, a mio avviso, non impossibile.
Tuttavia, perché questa magica combinazione abbia luogo non basta la semplice fortuna: anche noi dobbiamo fare la nostra parte.

Come? Ecco, secondo me, gli ingredienti necessari per una possibile ricetta (veloce veloce) di Amore Eterno:
1) Nella scelta del partner, mai scendere a compromessi che umilino la nostra integrità personale: dobbiamo essere il completamento della nostra metà, e non una sua appendice. Pertanto, se le cose non filano più per il verso giusto, la decisione più saggia da prendere è archiviare il rapporto prima che diventi patologico.
2) Se pensiamo di aver trovato la nostra famosa metà, non rischiamo di perderla dando per scontato il nostro legame. Come tutti sappiamo e sentiamo continuamente ripetere, ogni sentimento, e quindi anche l'amore, per rimanere vivo va coltivato. E' come una partita senza fine a ping pong, in un botta e risposta in cui non bisogna mai sbagliare l'intensità e la mira in ciascun colpo. Se la pallina finisce fuori troppe volte, la partita ha fine e il vincitore sarà, ahimè, uno soltanto.
3) Non dimentichiamo, poi, l'ingrediente forse più importante nel rapporto di coppia: la comunicazione. Parlate sempre a cuore aperto con il vostro Lui/Lei, siate sempre sinceri e prendete qualunque decisione insieme, anche quelle che sembrano di poco conto.

Siete soddisfatti della ricetta? Sono riuscita a convincere anche i più restii di una possibilità, seppur remota, di Amore Eterno?
Per quelli di voi che non hanno dato cenno di assenso e che sono ancora recalcitranti, sento di dare un ulteriore suggerimento. Regalate ciò che, secondo un famoso spot, è per sempre: vuoi vedere che con un diamante anche l'amore diventa imperituro?



martedì 26 novembre 2013

Donne, i vostri uomini vi aiutano nelle faccende domestiche?

Immagino in questo momento le reazioni più disparate da parte vostra: di sicuro ci sarà chi ironicamente sorride, pensando al marito che gli è toccato in sorte. Ci sarà chi salta su tutte le furie, stufa del disordine e della sciatteria della sua dolce metà. Ci sarà chi tira un sospiro di sollievo, perché, causa separazioni e divorzi purtroppo sempre più frequenti, si è alla fine liberata di un peso divenuto troppo scomodo. Ci sono, infine, ma si contano sulla punta della dita, coloro che annuiscono sommessamente, consapevoli di essere animali rari, che so, una mosca bianca o un gorilla lilla; sono quelle quasi timorose di esternare questa loro condizione di privilegio, ma che, allo stesso tempo, vantano con fierezza l'essersi accaparrate una merce rarissima sul mercato: l'homo domesticus.
E sì, perché in quest'epoca in cui i ruoli si sono ribaltati, in cui le donne sono proiettate con sempre maggiore determinazione nel mondo del lavoro, tralasciando spesso la cura della casa per mancanza di tempo e di energie, non si assiste, per contro, ad un'analoga evoluzione anche nel ruolo maschile: l'uomo continua a lavorare fuori casa e a sporcare in casa, senza alcun apporto concreto nella conduzione domestica. Parliamo, naturalmente, della stragrande maggioranza dei casi, all'interno dei quali si apre una gamma di 'non collaborazione' particolarmente ampia: si va dai reati più lievi di trasandatezza colposa, fino a quelli ben più gravi e meditati di trasandatezza dolosa, che andrebbero puniti con pene esemplari. Quali? Una possibile soluzione potrebbe essere lasciare cucinare il polpo nel suo brodo, ossia abbandonare il tetto coniugale per qualche mesata, rifugiandosi da mammà o da un'amica compiacente, e mollare Attila al suo destino: vedrete che prima o poi, annaspando tra mutande fetide, piatti incrostati e cicche nauseabonde, si renderà conto di quanto sia valido il detto "O bere o affogare" e, pertanto, prenderà confidenza, per la prima volta in vita sua, con un panno per la polvere, una scopa e magari una ramazza ("rama... cosa?" diranno i miei lettori maschi). A poco a poco, la spelonca tornerà ad avere le sembianze di una dimora e il primo a sorprendersi positivamente del cambiamento sarà proprio lui, la nuova Cenerentola versione maschile.
A questo punto, potrete fare ritorno a casa, e per voi si apriranno due possibili scenari: o la vostra dolce metà vi accoglierà a braccia aperte, con la promessa di darvi una mano da quel momento in poi, ovvero vi darà un bel calcio nel di dietro perché a questo punto non servite più a nulla: la regina della casa adesso è LUI!
Beh, considerata la megalomania degli uomini, io dico: "Buona la seconda!"




giovedì 21 novembre 2013

Tira già aria di Natale (ma la parola d'ordine è: AUSTERITY)

Chi di voi ricorda l'Austerity? Forse solo quelli della mia età, ammesso che non abbiano cancellato con un colpo di spugna ricordi così lontani. E sì, perché si parla del periodo a cavallo tra il 1973 ed il 1974, durante il quale molti governi dei Paesi occidentali, compreso quello italiano, furono costretti ad emanare disposizioni volte al drastico contenimento del consumo energetico, in seguito allo choc petrolifero, ossia all'aumento repentino del prezzo del greggio da imputare a fattori politico-economici internazionali.
La disposizione di maggior impatto fu il divieto di circolazione nei giorni festivi dei mezzi motorizzati, velivoli e natanti compresi, pena multe salatissime a carico dei contravventori.  
Naturalmente, è proprio questo il provvedimento che in maniera più vivida mi riaffiora alla mente. Il perché è facile da intuire: essendo tutte, ma proprio tutte, le strade sgombre da ogni veicolo (ad eccezione dei mezzi di pubblica utilità), è chiaro che esse fossero diventate di dominio indiscusso di noi bambini. E questo fenomeno era tanto più sensibile quanto più intenso era il traffico automobilistico che normalmente transitava su quelle strade. All'epoca io abitavo a Portici, comune in provincia di Napoli e con elevatissima densità di abitanti; pertanto, non è difficile immaginare quanto, già allora, potessero essere trafficate le vie della cittadina e quanto esse, per contro, sembrassero surreali in quelle domeniche orfane del rombo dei motori. Noi bambini, ovviamente, non avevamo percezione alcuna della gravissima crisi economica di quel periodo, mentre ci era ben chiara la cuccagna che ci si era parata dinanzi e che ci permetteva di scorrazzare liberi e felici con biciclette, monopattini, pattini o, più semplicemente, a piedi, correndo a perdifiato nella direzione che più ci aggradava.
Senza ombra di dubbio, quegli anni hanno rappresentato per i bambini dell'epoca un piacere pieno e incondizionato, una ventata inaspettata di libertà, uno scoppio di gioia ed eccitazione festosa, un turbine di energia che ha, almeno in parte, stemperato l'inevitabile preoccupazione ed incertezza del momento.
Proprio ciò che servirebbe nel periodo di altrettanta crisi che stiamo vivendo. Eppure, l'istinto mi dice che una nuova Austerity, intesa come quella degli anni Settanta, è impraticabile. In quel frangente, tutto il popolo, a cominciare dai nostri governanti, era compatto e solidale nell'affrontare le difficoltà contingenti; tutti, indistintamente, osservavano i divieti e le restrizioni per conseguire un fine comune: superare la difficile parentesi, contenendo i danni.
Quella attuale è, viceversa, una crisi ben più profonda, che va aldilà di meri fattori politico-economici: è uno sgretolamento dei Valori, che travolge soprattutto chi ci governa. Il Paese è privo di una guida, ma, peggio ancora, non si fida più di nessuno. Ognuno tira dritto per la sua strada, pensando che non esiste l'economia, bensì la PROPRIA economia. 
E allora che fare? Beh, per questo Natale vi do un consiglio ripescato dall'antica saggezza napoletana che, in un famoso ritornello, recita: Mo' vene Natale, nun teng denari, mi fum na' pippa e me vaco a cuccà  (Ora viene Natale, non ho soldi, mi fumo una pipa e vado a dormire).
E quest'è! 



  

lunedì 4 novembre 2013

Quali sono le faccende domestiche che odiate di più?

Anche se probabilmente la mia domanda provocherà reazioni di insofferenza e di fastidio nelle carissime lettrici, è pur vero che una casalinga doc, quale mi fregio di essere, non poteva esimersi da tale quesito.
Personalmente, tra tutte, la faccenda con la quale vado meno d'accordo è stirare: considerato che ho quattro figli che si sporcano di continuo e un marito che si cambia da capo a piedi ogni santo giorno della settimana, non potete non darmi ragione.   
Giorni fa ho voluto verificare se, in questo senso, ero o meno in buona compagnia e, perciò, ho fatto capolino nella pagina FB La Casalinga Ideale, gestita dalla mia cara amica Giorgia Giorgi. Alla domanda fatidica, molte hanno risposto proprio come la sottoscritta, ma anche spolverare e pulire i vetri si sono ben classificati.
Insomma, pare che la vita della casalinga moderna sia tutt'altro che idilliaca, sebbene disponiamo di una serie interminabile di prodotti per la pulizia della casa e dei più svariati elettrodomestici che semplificano e velocizzano le faccende domestiche.
Che fare, dunque? 
Indubbiamente, esistono vari rimedi per alleggerire i lavori di casa: molte amiche hanno suggerito l'ascolto della musica che mi sembra un'ottima terapia in qualsiasi occasione. Io aggiungerei anche l'ascolto di canali televisivi o radiofonici in lingua straniera, così da unire l'utile al dilettevole, migliorando il nostro inglese, francese, spagnolo, ecc. 
Tuttavia, sopra ogni cosa, ritengo che il rimedio più efficace sia quello di modificare la nostra personale accezione di casalinga. Badate bene, non sto parlando di come gli altri vedono questa figura, ma di come noi stesse ci percepiamo. Il nostro vero, grande limite sta nel visualizzarci come donne trasandate, annoiate, prive di interessi. Viceversa, dovremmo acquisire la piena consapevolezza di essere i pilastri portanti delle nostre dimore, le depositarie dei segreti del focolare domestico, intorno alle quali ruota l'equilibrio e la serenità dell'intero nucleo familiare.
Purtroppo, la moderna società a poco a poco ha sgretolato molti dei valori intrinseci della famiglia, in nome di un progresso che, se da un lato ha dato spazio all'emancipazione delle donna nel mondo del lavoro, dall'altro l'ha sottratta al ruolo insostituibile di casalinga, inteso nel senso nobile che ho testé citato.
Ma qui apriamo una parentesi davvero spinosa e delicata, che ritengo sarebbe il caso trattare in separata sede.  
Nel frattempo, il mio consiglio è questo:

cerchiamo di visualizzarci così




piuttosto che così!