A tavola non si invecchia
Ritengo che il proverbio odierno avesse un suo fondo di verità ai tempi dei nostri avi, quando la vita veniva condotta in maniera più sana, quando, anziché in auto, ci si spostava pedibus calcantibus, come dicevano i latini, quando l’alimentazione era più genuina e i ritmi della quotidianità erano più lenti.
Oggi a tavola si rischia, nella migliore delle ipotesi, l’occlusione arteriosa. E’ andato completamente perso il culto della buona cucina, della sana dieta mediterranea, al punto che il genere di libri che incontra immancabilmente il gradimento del pubblico è quello che dispensa consigli definiti impareggiabili per correggere le nostre cattive abitudini alimentari. In realtà, questi testi rappresentano spesso la scoperta dell’acqua calda, in quanto basterebbe ripescare le vecchie ricette delle nonna e condirle con un po’ di buon senso per ottenere risultati uguali se non superiori!
Sicuramente a tavola non si invecchia se si considera il banchetto come ‘convivio’, ossia come momento di convivenza, come occasione in cui ci si ritrova per condividere le proprie esperienze in un’atmosfera rilassata ed informale. E se il pranzo è innaffiato da un bicchiere di buon vino, allora si può star certi che l’atmosfera sarà anche briosa…
Purtroppo, devo dire che anche questo aspetto della tavola non ha più la pregnanza di un tempo. Nel mio immaginario i veri banchetti sono quelli che si organizzano tra le mura domestiche con una nutrita compagnia di amici. Ma vuoi per la carenza di spazi ragionevoli, vuoi per la mancanza di tempo, abbiamo, nostro malgrado, perso anche il senso dell’accoglienza e, con esso, il retaggio atavico relativo alla conduzione della casa.
E allora quali conclusioni trarre da queste rapide riflessioni? Indubbiamente, sarebbe auspicabile un recupero dei valori domestici che furono propri delle nostre nonne, il che ci permetterebbe di riscoprire anche i veri piaceri della tavola e l’antica arte dell’ospitalità.
Come intendo tenere fede a questi propositi? Domenica prossima, ravioli fatti in casa, seguendo la premiata ricetta di Mamma Enza! Siete tutti invitati!
E adesso a noi! Nelle puntate precedenti vi ho narrato il singolare modo in cui avevo trovato marito. Tuttavia, se ricordate, nel post "Gli strani casi della vita", avevo accennato alla messa in moto della mia macchina da guerra per ritornare nell’amata Siena. La domanda di partecipazione alla selezione interna del Monte dei Paschi, per soli laureati a pieni voti, era stata da me prontamente spedita. L’Ufficio del Personale a Siena aveva, poi, provveduto a vagliarla diligentemente e, quindi, mi aveva convocato, insieme ad altri candidati, per sostenere le prove di selezione per le nuove mansioni.
Ma, intanto, un evento imprevisto si era frapposto in questa gloriosa avanzata: la comparsa sulla scena di Alessandro! Nonostante ciò, decisi, comunque, di recarmi a Siena per partecipare alla selezione. Le prove durarono tre giorni, trascorsi i quali ciascuno dei partecipanti rientrò presso la propria sede di lavoro, in attesa dell’esito.
Come avevo correttamente previsto, ero l’unica candidata esperta in economia ambientale, il che, unitamente al mio curriculum non proprio scadente e al consolidato orientamento della politica aziendale verso strategie di sostenibilità, mi dava un certo margine di vantaggio rispetto alla concorrenza.
Pertanto, l’esito del concorso era in qualche modo presumibile e non mi stupì oltre misura: dopo circa un mese mi venne ufficialmente comunicato di essere risultata tra i vincitori della selezione. A breve avrei dovuto trasferirmi a Siena, per cominciare una nuova avventura lavorativa!
In previsione dell’imminente trascolo, iniziai ad impacchettare le suppellettili del mio appartamentino. Mi ero procurata tutto il necessario: scatoloni, fogli di giornale, nastro adesivo. Ma qualcosa, e non è difficile intuire cosa, frenava il mio entusiasmo e la mia lena nei preparativi per la partenza.
Ero prossima all’ennesimo bivio della mia vita…
Con te potrei sia partire che restare ...
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