mercoledì 9 marzo 2011

Adesso basta!

'O sparagno nun è maje guadagno
(Il risparmio non è mai guadagno)

Prendendo spunto dal proverbio odierno, vorrei invitarvi a riflettere su come oggigiorno, visti i tempi che corrono, siamo tutti alla ricerca del grande ”affare” quando spendiamo i nostri soldi. Poveri illusi! Siamo ormai talmente invasi da cineserie di ogni tipo, che durano giusto il tempo di un’occhiata, di una palpata o di un’annusata, che abbiamo ormai dimenticato i prodotti degli anni Settanta, della mia infanzia, per intenderci, di cui dovevamo disfarci non perché fossero fuori uso, ma perché eravamo stufi della loro longevità! Quasi quasi in cuor nostro pregavamo affinché essi venissero meno, ma niente da fare! Ogni giorno erano sempre lì, più efficienti che mai, a guardarci in maniera canzonatoria, a sorridere sotto i baffi, perché, ancora una volta, l’avevano avuta vinta loro! Oggi, al contrario, dobbiamo pregare che tutto ciò che acquistiamo duri almeno il tempo della garanzia, ma sistematicamente siamo smentiti dalla dura legge del consumismo. Non fraintendetemi! posso essere anche d’accordo sul fatto di spendere, per dare un sostegno all’economia, ma, purtroppo anche la teoria del consumismo è finita nella mani dei cinesi, per cui l’atto di acquistare si accompagna quasi sempre alla certezza di aver fatto una pessima spesa.
Alla luce di queste considerazioni, mi chiedo cosa consigliarvi. Indubbiamente quello che sostenevano le nostre nonne, ossia che “Il risparmio non è mai guadagno”! E se lo dicevano loro, in un’epoca in cui i cinesi erano ancora famosi per le sete pregiate e le fini porcellane, scommetterei qualunque cosa che è proprio così!
Ma adesso riprendiamo la narrazione delle vicende rivoluzionarie!
Eravamo fermi alla crisi più acuta che avessi mai dovuto affrontare dal momento in cui mi ero imbarcata sulla nave da crociera MPS! Avevo fatto di tutto per rendere appetibile il viaggio, ma, al primo scossone, era venuta a galla tutta la mia intolleranza verso un mondo che non mi apparteneva, in cui mi ero ritrovata per caso, pur avendo io stessa dato al caso una grossissima mano!
Di fronte all’incapacità del momento di prendere soluzioni drastiche e irreversibili, decisi di iniettare nuova linfa nel mio morale a pezzi proiettando le mie energie su un unico obiettivo: la ricerca di una casa tutta mia!
L’appartamentino di Siena, come sapete, aveva costituito per me molto di più di un semplice ricovero. Era l’amico cui confidavo i miei pensieri, erano le braccia calde ed ospitali che mi accoglievano benevole e senza riserve, era l’amaca che mi cullava nel sonno e il sole che, con rinnovata energia, mi svegliava al mattino. Era un compagno fidato, silenzioso, premuroso che sapevo per certo essere sempre lì ad aspettarmi, anche quando mi assentavo lungamente da casa senza pormi il minimo scrupolo nei suoi confronti.
Capirete, dunque, come a Napoli, benché fossi rientrata nella casa paterna, tutto mi apparisse poco familiare o, comunque, un surrogato sbiadito ed insoddisfacente dell’originale. Questa chiara percezione di precarietà dell’anima mi accompagnava in ogni momento della giornata. Poiché ciò che volevo era esattamente ciò che avevo lasciato, non facevo nulla per alleviare quella sensazione. Al contrario, procrastinavo il momento in cui avrei preso dei provvedimenti perché inconsciamente speravo accadesse qualcosa che, per magia, riportasse indietro il tempo!
Ma, sistematicamente, la durezza della realtà contro cui andavo a cozzare mi riportava bruscamente con i piedi per terra. Anzi, finì per trascinarmi a fondo, toccato il quale decisi che era ora di dire “Basta!”, di tirare di nuovo fuori le unghie e i denti. Decisi che era ora di creare un nuovo tiepido rifugio per l’anima, con la consapevolezza che mai e poi mai avrebbe potuto sostituire o eguagliare il suo predecessore!

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