Il difficile sta nel cominciare
Quante volte, spinti da un moto di entusiasmo ed euforia, pensiamo di dare una svolta alla nostra vita, di sperimentare qualcosa di ignoto, di imbarcarci in una nuova avventura? E quante volte diamo effettivamente concretezza a questi propositi? L’esempio classico è quello della dieta che tutte le donne si prefiggono di cominciare lunedì prossimo e che, immancabilmente, viene procrastinata, adducendo le scuse e le giustificazioni più fantasiose.
Eppure, per esperienza personale e, penso, comune a ciascuno di voi, la cosa più difficile, come dice bene l’adagio in apertura, sta nel cominciare. Ogni cambiamento, anche minimo, nella nostra routine quotidiana implica un disagio, in quanto dobbiamo in qualche modo riassestare tutti i nostri meccanismi, soprattutto quelli automatici. Le nostre abitudini, la ripetitività della nostre giornate rappresentano la nostra coperta di Linus, ciò che ci fa sentire sicuri e protetti… ma, io aggiungerei, anche spenti ed apatici, a meno che non siamo davvero grati e soddisfatti della nostra condizione!
Provate, invece, a pensare se nel giro di un mese doveste, ad esempio, trasferirvi con tutta la famiglia, i vostri interessi, il vostro lavoro, in un'altra nazione o, addirittura, in un altro continente, non importa quale sia il motivo di tale spostamento. Come vivreste questa metamorfosi?
Personalmente, e penso che la mia autobiografia ne sia testimonianza, adoro e ricerco il cambiamento! L’emozione che ti dà l’idea di dover affrontare una nuova situazione è impagabile in termini di crescita personale e di superamento dei propri limiti e incertezze. Fuor di dubbio, il cambiamento ci rende più forti e consapevoli di prima, in quanto dobbiamo necessariamente attivarci in maniera propositiva, se non vogliamo che le inusitate circostanze prendano il sopravvento.
Lo smarrimento che molti provano negli inevitabili momenti di transizione della vita è, secondo me, dovuto più all’idea della imponderabilità della trasformazione in atto, che alla trasformazione stessa. Ciò che, dunque, dovremmo allenare è la nostra capacità di lasciarci affascinare dal rinnovamento, vivendolo alla stregua di una primavera in esplosione di fragranze e colori, piuttosto che come la caduta in un baratro di cui non si vede il fondo. Nel momento in cui, dopo mille comprensibili dubbi e ripensamenti, decidiamo di tuffarci in una nuova avventura, il peggio è passato, poiché, che ci piaccia o meno la musica, siamo ormai in ballo!
E adesso, nuovo tassello nel mosaico dell’artista ‘rivoluzionaria’!
Se avete seguito fin qui le mie vicende, avrete, forse, notato come tutto si era progressivamente allineato nella direzione che desideravo: avevamo acquistato una bella casa, ampia e adatta alle esigenze della famiglia, godevo della collaborazione della Tata Perfetta, non ero ancora oppressa dall’impegno del lavoro, vivevo in un paesino immerso nel verde, dotato praticamente di tutti gli uffici pubblici (Sant’Angelo dei Lombardi è addirittura sede di Tribunale) e delle scuole di ogni grado. Mi avevano persino messo a disposizione il centro benessere più strepitoso che si sia mai visto! Cosa potevo chiedere di più? A dire la verità, avrei desiderato solo un’altra piccolissima, trascurabile aggiunta: fermare il tempo! Ebbene, sì! Desideravo l’impossibile, in quanto, man mano che passavano i giorni, percepivo quasi fisicamente che il mio inseguitore (il lavoro in banca) si avvicinava sempre di più, al punto da avvertirne il fiato sul collo. Questa sensazione non mi faceva sentire a mio agio, soprattutto perché costituiva un intralcio al libero movimento del mio spirito. Era come se esso avesse solo l’illusione di poter spaziare come e dove voleva, ma, in realtà, quando osava troppo, c’era un legaccio che gli strattonava il collo e lo riportava con i piedi per terra: “Tu mi appartieni!”, diceva con tono perentorio. E quell’altro si dimenava, nel vano tentativo di liberarsi dalla stretta, ma, ahimè, senza sortire alcun effetto che non fosse quello di sentirsi più prostrato ed avvilito di prima. Ve lo immaginate? Una rivoluzionaria come me ridotta alla stregua di un criceto in gabbia… Qualcosa mi diceva che la situazione non poteva andare avanti così. Anche in questo caso, urgeva trovare una via d’uscita. Occorreva, insomma, essere un po’ la Mariarosa del famoso spot del lievito Bertolini nel Carosello anni 70, la rammentate? Il ritornello recitava: Brava, brava Mariarosa, ogni cosa sai far tu! Qui la vita è sempre rosa solo quando ci sei tu!
Evviva la Vita in Rosa!
Mariarosa e il guerriero tutto nero
ho leggiucchiato un po' il tuo bel blog che mi ha attirato per via del titolo; sono anch'io al momento casalinga a tempo pieno, dopo aver lavorato per più di vent'anni (un part-time infernale... ma ti risparmio i dettagli). mi incuriosce soprattutto una cosa; non vorrei chiederti qualcosa che forse hai già spiegato, mi scuso se lo faccio... ma la gente, quanto ti chiede che cosa fai e tu rispondi "la casalinga", che faccia fa? perchè io noto spesso un'aria di compatimento che vuole sottintendere un giudizio nei miei confronti, giudizio che va da "che scansafatiche" a "dev'essere una buona a niente che non si sa trovare uno straccio di lavoro", il tutto condito però da una buona dose di invidia per il fatto che "me ne sto tutto il giorno in casa a non fare niente". detto ciò, credo comunque che la cosa fondamentale nella vita sia di poter scegliere liberamente e consapevolmente, privilegio ahimè riservato a pochi! scusa se mi sono dilungata...
RispondiEliminasarò maschilista, ma credo che se le donne di questo paese la smettessero tutte di lavorare e ricominciassero a fare le madri e le mogli a tempo pieno le cose andrebbero decisamente meglio.
RispondiEliminaPS: io faccio parte della schiera di persone che vede un baratro dietro ad ogni cambiamento... non sai come t'invidio :o)
@ Guchi: Grazie, innanzitutto, della tua visita, che ho ricambiato con vero piacere, data l'ironia e la sagacia che si percepiscono nel tuo blog! La tua domanda è davvero interessante... Devo dirti che, essendo casalinga da poco, non ho ancora avuto modo di sperimentare le situazioni da te prospettate. Tuttavia, considerato che il mio bisnonno era un barone siciliano, che, poi, perse il titolo giocandoselo a carte, alla domanda "Cosa fai nella vita?" mi solletica molto l'idea di rispondere "La baronessa!" e tastare le reazioni altrui! A parte gli scherzi, potrai trovare una risposta, spero, esaustiva ai tuoi dubbi leggendo il post "Benvenuto Diego Maria!", di cui allego il link.
RispondiEliminaA presto!
http://casalingarivoluzionaria.blogspot.com/2011/04/benvenuto-diego-maria.html
@ Kermit:Condivido appieno il tuo pensiero.
P.S. Non ti reputo assolutamente maschilista. Il vero problema è l'esasperazione del femminismo!
letto! sì, è davvero così: da un lato sembra che essere una casalinga sia sinonimo di "poveretta", dall'altro però se non ci fosse chi si occupa di questo luogo che è sia casa che casato, "poveri noi". a suo tempo ho scelto il part time proprio per occuparmi adeguatamente dei miei figli (ne ho due), alla faccia di certe mamme che si vantavano di come la qualità fosse migliore della quantità... sta di fatto che con i miei ragazzi ho un meraviglioso rapporto, fatto di complicità e di confidenza, e credo che a costruirlo sia servita moltissimo anche tutta quella quantità...
RispondiEliminaLa prossima volta che te lo chiederanno..rispondi:
RispondiElimina< Gestisco con successo una piccola impresa familiare>!!!
Come si diceva in una pubblicità di qualche tempo fa..
@kermitilrospo,non per essere femminista..ma credo che se tutti gli uomini di questo paese ricominciassero ad essere ''UOMINI'' e ad arrangiarsi in tutto pur di sostenere economicamente la famiglia..forse potrei darti ragione... Ma credimi..per molte donne andare a lavorare non è una scelta, ma una necessità..
I miei non sono toni duri contro di te...ma verso il ''Paese'' che citi anche tu..non ti lascia scelte..
ma quale era questa pubblicità meravigliosa? chi riesce a ricordarmela? non la trovo..
EliminaGrazie!
@Artemisia: sono pienamente d'accordo
RispondiEliminaCome Guchi sono stato attirato dal nome del blog... anch'io penso che la rivoluzione non sia nella forma, ma nella sostanza... continua così...
RispondiEliminaGrazie della visita, Notizie dal futuro!
RispondiEliminaHo dato, naturalmente, un'occhiata anche al tuo blog: interessante e singolare! Complimenti.
Querida Silvana! Receba esse link como uma singela homenagem do POSTS À BEIRA MAR pela passagem do dia das mães:
RispondiEliminahttp://postsabeiramar.blogspot.com/2011/05/ser-mae.html
Beijos e abraços!
Ogni cambiamento è sempre una piccola o grande lacerazione. Io, per mia natura, li vivo sempre male. Ho bisogno dei miei punti fermi che, spesso, mi hanno fatto perdere qualche treno mai più passato. Eppure non riesco ancora a fare quel piccolo salto coraggioso che qualche volta si rende necessario.
RispondiEliminaCiao, Rosario e grazie per il tuo passaggio nel mio blog!
RispondiEliminaPenso che l'avere coscienza dei propri limiti sia già un bel passo in aventi per superarli.
Ho ricambiato la visita con piacere: complimenti per la tua vena creativa e la tua grande versatilità! A presto!