mercoledì 11 maggio 2011

'Na tazzulella 'e cafè

Al povero mancano tante cose, all'avaro tutte

Avete mai pensato a che brutta malattia sia l’avarizia? Anzi, più che una malattia, la definirei una vera e propria prigione in cui lo spilorcio involontariamente si rinchiude, senza rendersi conto, pertanto, che la prima vittima del suo deplorevole comportamento è innanzitutto se stesso. L’attaccamento al denaro oltre ogni ragionevole motivazione fanno dell’avaro una persona odiosa, a tratti insopportabile, in quanto egli condiziona anche la libertà delle persone che gli sono intorno, negando loro la sua partecipazione a qualsiasi tipo di iniziativa che comporti un’uscita finanziaria.
Oltretutto, vivere con un soggetto del genere deve essere quanto meno opprimente, poiché si ha verosimilmente la sensazione che qualunque cosa si faccia, anche la spesa al supermercato, venga vagliata minuziosamente dall’occhio attento e dalla mano tirata del terribile ‘mastino’.
Fortunatamente, in casa non ho mai avuto esempi di tirchieria, anzi, tutt’altro.
Mio padre aveva un rapporto con il denaro che mi è sempre piaciuto, sin da quando ho maturato la capacità di originare valutazioni personali. Non era uno spendaccione, ma, probabilmente per esorcizzare la fame e le privazioni che aveva sofferto in tempo di guerra, gli piaceva rifornire periodicamente la casa di scorte di cibo, detersivi, prodotti per l’igiene personale e suppellettili varie che avrebbero potuto far fronte alle esigenze di una truppa di stanza all’estero. Amava, inoltre, essere sempre alla moda ed era attratto dalla tecnologia (pur capendone ben poco!), motivo per cui si circondava di tutte le novità appena divenivano reperibili sul mercato. Tuttavia, spesso utilizzava il denaro anche per aiutare gli altri: ricordo quando acquistò da un amico in difficoltà un intero corso di inglese, con annesse videocassette, di cui, ovviamente, non fece mai uso, o di tutte le volte che sosteneva la famiglia allargata quando le circostanze lo richiedevano. Era una persona solare, di gran cuore, a cui piaceva fare del bene disinteressatamente. Insomma, per lui i soldi erano un mezzo e non il fine.
Guardate, invece, fino a quale punto può spingere la venerazione per il Dio Denaro! Ho scelto per voi un paio di spezzoni tratti dal film del 1950 47 morto che parla, interpretato dall’impareggiabile Totò. Ancora oggi, usiamo in tono scherzoso l’intercalare tipico dell’avarissimo barone Antonio Peletti (Totò), ossia il famoso E io pago!


 


E adesso, dopo aver sbirciato nelle vicende del barone Peletti, torniamo a quelle della bancaria per caso!
Il 2010 si aprì nella più allegra spensieratezza, visto che avevo ancora sei mesi di libertà dinanzi a me, prima di dover rientrare a lavoro. Quello spiraglio di tempo, non so perché, mi pareva un’eternità: mi sentivo sicura, gioiosa, capace di conquistare il mondo. Eppure, quei giorni, uno dopo l’altro, sarebbero inevitabilmente passati e, a quel punto, mi sarei trovata davvero davanti ad un bivio inevitabile. Ma, nel frattempo, non volevo pensarci. Mi sembrava di essere un po’ come Pinocchio nel Paese dei Balocchi, animata com’ero da un sano spirito epicureo misto ad una buona dose di incoscienza. Decisi che, avendo ancora del tempo libero, lo avrei impiegato in cose che mi appassionassero o, più semplicemente, mi sarei goduta la vita nel suo scorrere quotidiano, fatto di cose e di gesti piccoli, ma irrinunciabili. Per esempio, avete mai pensato a quanto sia bello al mattino, quando i bimbi ancora dormono, poter assaporare in tutta calma una tazzina di caffè, inebriati dall’aroma dei suoi vapori? E poter godere di quella breve, ma intensa parentesi senza il pensiero assillante di dover fare in fretta, in fretta, in fretta, perché dopo poco bisogna uscire di casa ed andare a lavoro? Vi assicuro che una sensazione del genere è impagabile, in quanto ti fa sentire davvero libera, non solo come persona fisica, ma soprattutto come spirito. Perché, vedete, amici carissimi, che ci crediate o no, ciascuno di noi è un capolavoro, unico al mondo. La nostra unicità è, per l’appunto, il risultato del nostro intricato, misterioso, affascinante mondo interiore, che va coccolato e coltivato senza frenesia. ‘Na tazzulella ‘e cafè al mattino, sorseggiata con le giuste pause e con la consapevolezza di vivere un momento sacro ed intoccabile, è il modo migliore per cominciare ogni giorno queste pratiche rinvigorenti per l’anima.
E voi, che marca di caffè usate? 



8 commenti:

  1. ma tu sei per caso la mia sorella gemella? ;) mi ritrovo moltissimo in tutto quello che scrivi! (io uso sempre il caffè del commercio equo e solidale)

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  2. anch'io bevo caffè anche se ultimamente non me la godo come fai tu / come si dovrebbe fare sempre (caffè pellini in grani da macinare). Mi hai dato l'idea per un post.

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  3. @ Guchi: smack!
    @ Kermit: mi fa sempre piacere essere utile a qualcuno! ;)

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  4. Mi sono permessa di riportare il commento al post odierno che mia Zia Ines da New York mi ha inviato per e-mail. E' semplicemente meraviglioso ed emozionante. Ora so da chi ho preso la mia passione per la scrittura... Zia, sei un mito!
    Lascio la parola a lei:

    "'A tazzulella e cafe'. I have just read this blog. Il caffe'- il nostro'espresso - non e'il caffè di tutti. I francesi ci provano, i tedeschi ci provano e anche gli americani - ma non ci riescono. Sia quello che sia, l'acqua, l'aria, la tostatura, ma quello che manca e' l'anima del caffè - la stessa anima che gli Italiani portano in se' dovunque essi siano nel mondo.. It is part of our genes. Ricordo che quando ero piccola a volte facevo finta di aver mal di testa, con la speranza che mamma' si impietosisse e mi desse un po' di caffè con l'anice. Io ho un rapporto con il caffe' che forse e' unico. Io non lo predo la mattina, bensi' il pomeriggio, cosi accarezzo per tutta la mattinata il pensiero del caffè pomeridiano. Prima di tutto preparo l'ambiente per questo mio rito pomeridiano. La tazza deve essere di porcellana with golden rims, con il sottopiattino. Se la giornata e' bella, avro' il sole streaming through the curtains of my kitchen window, creando sul muro un disegno fantastico. Ecco, mi dico, questo e' un sprazzo di paradiso e mentre il mio pensiero vaga verso il cielo, io mormoro "cumm'e' stu cafe', sul'a Napoli o sanne fa'. Ti bacio e ti abbraccio, zia Ines"

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  5. Complimenti per questo bellissimo post e per la tua capacità di leggere dentro la realtà quotidiana e di restituirla con un ricchissimo linguaggio!
    Anche per me il caffè del mattino è un rito (oltre che una necessità, altrimenti i miei pochi neuroni superstiti non si mettono in funzione...).
    Ma lo prendo al bar, con calma, in un'atmosfera tranquilla e in un ambiente non chiassoso. Va sorseggiato piano, pensando....ma ne riparleremo!
    Buona giornata, carissima Silvana!

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  6. Mi sono permessa di riportare il commento al post odierno che mia Zia Ines da New York mi ha inviato per e-mail. E' semplicemente meraviglioso ed emozionante. Ora so da chi ho preso la mia passione per la scrittura... Zia, sei un mito!
    Eccolo qui:
    "'A tazzulella e cafè. I have just read this blog. Il caffè- il nostro espresso - non è il caffe di tutti. I francesi ci provano, i tedeschi ci provano e anche gli americani - ma non ci riescono. Sia quello che sia, l'acqua, l'aria, la tostatura, ma quello che manca è l'anima del caffè - la stessa anima che gli Italiani portano in sé dovunque essi siano nel mondo... It is part of our genes. Ricordo che quando ero piccola a volte facevo finta di aver mal di testa, con la speranza che mammà si impietosisse e mi desse un po' di caffè con l'anice. Io ho un rapporto con il caffè che forse è unico. Io non lo prendo la mattina, bensì il pomeriggio, così accarezzo per tutta la mattinata il pensiero del caffè pomeridiano. Prima di tutto preparo l'ambiente per questo mio rito pomeridiano. La tazza deve essere di porcellana with golden rims, con il sottopiattino. Se la giornata è bella, avrò il sole streaming through the curtains of my kitchen window, creando sul muro un disegno fantastico. Ecco, mi dico, questo è un sprazzo di paradiso e mentre il mio pensiero vaga verso il cielo, io mormoro "cumm' è bello 'stu cafè, sul' a Napoli o sanne fa'. Ti bacio e ti abbraccio, zia Ines."

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  7. Ritagliarsi piccoli spazi di tranquillità e piacere è doveroso e indispensabile per trovare le energie necessarie per andare avanti. Il caffè, poi, è miracoloso! Io uso una marca prodotta nella mia zona per aiutare una piccola realtà che rischia di essere sbranata dai giganti dell'industria e poi è buonissimo :D

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  8. Ottimo, Rosario! Grazie di essere passato e alla prossima!

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