martedì 19 aprile 2011

Uomo libero splendente di nobiltà

Meglio soli che male accompagnati

Quante volte lo abbiamo ripetuto a noi stessi e quante volte abbiamo indirizzato ad altri queste parole!
Senza ombra di dubbio, il messaggio contenuto nel proverbio di oggi riassume una verità lapalissiana. Se analizzato in maniera più profonda, esso è quasi un’offesa alla nostra intelligenza e al nostro buon senso: è logico che sia meglio bastare a se stessi piuttosto che accompagnarsi a persone che non ci sono di alcun supporto o che, addirittura, ci arrecano danno. Tuttavia, nonostante l’evidenza incontestabile di questo principio, sistematicamente lo disattendiamo. La scarsa fiducia nelle nostre potenzialità o la mancanza di stima verso noi stessi ci spingono sovente a trovare conferme e consensi dagli altri, dalle persone che ci sono affettivamente vicine, dai colleghi di lavoro, dai soggetti con cui, per vari motivi, ci relazioniamo. Purtroppo, questo universo di individui non sempre è all’altezza di farci da guida o da esempio e, di conseguenza, tanto per rimanere in tema di proverbi, accade che, alla fine, Chi va con lo zoppo impara a zoppicare!
Qual è, dunque, la morale della storia? Personalmente, ritengo che ciascuno di noi debba avere il coraggio di guardarsi dentro e fuori senza veli e senza filtri, per riconoscere innanzitutto i propri limiti. Il bello, però, è che la storia in questione non finisce qui, anzi qui trova il suo inizio. Essere consapevoli delle proprie lacune è il primo passo verso un percorso, indubbiamente non semplice, di miglioramento personale, alla fine del quale ciascuno di noi dovrebbe essere in grado di bastare a se stesso. Con ciò non voglio sottintendere che dovremmo votarci tutti alla vita da eremiti. Al contrario, ritengo che la persona capace di raggiungere un tale equilibrio sia quella veramente in grado, più di ogni altra, di intrecciare con il mondo che la circonda relazioni paritarie, piuttosto che morbose o di dipendenza. Tutti abbiamo bisogno di sentirci amati ed accettati, ma la prima persona da cui dobbiamo esigere questo trattamento siamo noi stessi. Nel momento in cui diventiamo padroni dell'autostima e della fiducia nelle nostre capacità, tutto il resto viene da solo…
E adesso siete pronti a darmi la mano per percorrere insieme a me un altro piccolo pezzetto della mia vita?
Ebbene, vi avevo lasciato al cambio di casa, avvenuto nel maggio del 2004, casa che, a distanza di poco più di un anno, nel novembre del 2005, avrebbe visto l’arrivo del mio secondogenito, Carlo Alberto.
La scelta del nome fu lunga e laboriosa e, sebbene non sia molto incline ai nomi composti, questo mi convinse subito, e per due motivi: innanzitutto perché è inusuale e, in secondo luogo, per il suo significato. Carlo, difatti, vuol dire ‘uomo libero’, mentre Alberto vuol dire ‘splendente di nobiltà’. Dunque, uomo libero splendente di nobiltà. E se, come credo, nel nome è racchiuso il nostro destino, allora il piccolo CA è, come si suol dire, a cavallo!
Del resto, a pensarci bene, anche il mio nome rispecchia la mia personalità: Silvana vuol dire ‘abitante della selva, del bosco’ e, non a caso, mio marito Alessandro, che mi conosce molto bene, è solito prendermi in giro, dicendo ai miei bimbi: “Lasciate stare mamma! Lo sapete che è un poco foresta, no?”, intendendo con questo termine, suppongo di produzione propria, che la sottoscritta è un po’ selvaggia, non addomesticata! sarà…
Ritornando a noi, l’arrivo del piccolo Carlo Alberto mi aprì ulteriormente la mente e gli occhi sulla difficoltà di conciliare un lavoro come il mio (da bancaria, se lo aveste dimenticato!) con la famiglia. Le dodici fatiche di Ercole, a confronto della mia giornata tipo, erano paragonabili ad una gita di educande…

2 commenti:

  1. Più che "non addomesticata" (e per rimanere in ambito nobiliare) per "foresta" si intende non incline all'interazione, alla confidenza ... in analogia con i gas nobili: bastano a se stessi, non si legano ad altri elementi!

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  2. Ciao Silvana
    Trovo che ci sia in giro una generalizzata e voluta inconsapevolezza dei propri limiti che ha preso il posto della scarsa fiducia nelle proprie possibilità.
    Prima si andava a prendere lezioni di autostima.
    Ora a tanti saccenti, politici in primis, bisognerebbe mandarli dallo psichiatra per instillare loro un pò di disistima, tanta è la prosopopea e la presunzione che sanno esibire. Per non parlare di arroganza che fa rima con ignoranza.
    Si bisognerebbe porprio mandarceli ...

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