'Na tavula senza vino è comme 'na jurnata senza sole
(Una tavola senza vino è come una giornata senza sole)
Il proverbio odierno richiama alla memoria antiche abitudini del desinare che, ormai, possiamo dire appartengano esclusivamente, o quasi, al passato. Mi pare, infatti, di sentire ancora la voce del mio nonno materno, Vincenzo, il quale era solito ripetere che ai pasti non deve mai mancare un bicchiere di buon vino. Il vino a tavola era praticamente un rito, in quanto, soprattutto nei paesi, ogni famiglia vantava una sua storia personale circa la provenienza dell’amata libagione: c’era chi, avendo un po’ di terra coltivata a vigneti, lo produceva in proprio, c’era chi si riforniva dal parente o dall’amico, a detta del quale il suo vino non aveva rivali, c’era chi, dotato di maggiori risorse, ne ordinava di più pregiato presso produttori veri e propri. Insomma, in qualunque casa, il vino, meglio se rosso, era sempre presente, soprattutto perché si riteneva che, assunto in piccole dosi, avesse proprietà corroboranti se non terapeutiche.
Oggi i tempi sono cambiati anche per il vino! In passato, la sua degustazione presupponeva la possibilità di sedersi comodamente a tavola, possibilmente a casa propria, e di consumare con tutta calma un lauto pranzo.
Attualmente, i ritmi frenetici della vita quotidiana esigono un pasto frugale, consumato, per la gioia del nostro stomaco e del nostro fegato, in tutta fretta, in una tavola calda o in un self-service. Ovviamente, in un simile scenario, il povero Bacco non ha più alcuna chance di fare il primo attore in tavola, in quanto l’effetto narcotico o inebriante di cui è portatore non va propriamente a braccetto con l’efficienza e la produttività richiesta sul posto di lavoro.
Pertanto, anziché essere per ciascuno di noi un compagno inseparabile alla tavola di tutti i giorni, il vino ha dovuto accontentarsi di essere prerogativa di chi, in qualità di cultore, lo degusta in appositi locali o circuiti.
Che dire? Da astemia, o quasi, la questione non mi tange, ma coloro che sono stati privati di questo ulteriore piacere quotidiano probabilmente staranno pensando ad alta voce: che s’ha da fa pè campà!
E adesso ritorniamo alla luna di miele dei novelli sposi!
Dopo il tour organizzato, che ci aveva portato in giro per buona parte degli Stati del Sud, io ed Alessandro ci staccammo dal gruppo per proseguire da soli la nostra avventura in terra americana. Da Tampa, in Florida, ci imbarcammo su un aereo diretto a Denver, Colorado, dove ci attendeva una coincidenza per Santa Fe, New Mexico. Appena atterrata, lo scenario che si aprì dinanzi ai miei occhi fu sorprendente ed indescrivibile. Fui colpita, in particolare, dalla luce accecante, amplificata da un’aria tersa ed asciutta ed attenuata solo al tramonto dal riverbero caldo ed ambrato delle costruzioni in argilla e creta, tipiche di quella zona.
La stessa luce morbida ed avvolgente ci accolse qualche giorno dopo, quando, con un’auto presa a noleggio, dal New Mexico ci spostammo in Arizona raggiungendo Sedona. La piccola cittadina è, infatti, famosa in tutto il mondo per la bellezza selvaggia delle sue rocce rosse, che, in particolare al calar del sole, diffondono una magica suggestione di sfumature calde e seducenti.
Rapiti dall’incanto di quel paesaggio, la prima cosa che facemmo, dopo aver trovato un alloggio per la notte, fu la prenotazione di una gita in mongolfiera che ci avrebbe consentito di godere dall’alto dello splendore di quei luoghi.
Effettuammo tutto per telefono, lasciando un messaggio in una segreteria telefonica. Dopo qualche ora, venimmo contattati dagli organizzatori che ci dissero di tenerci pronti per le 5 del mattino successivo. Inutile dire che, abituata com’ero all’improvvisazione tipicamente italiana, non chiusi occhio per tutta la notte, chiedendomi se i tipi si sarebbero presentati in orario e al posto giusto.
Avevo, tuttavia, sottovalutato la capacità organizzativa americana che è una vera e propria macchina da guerra: il pilota ed i suoi aiutanti erano dinanzi al nostro albergo alle 5 in punto! Ci prelevarono con un van, su cui erano imbarcate già una decina di persone. Quindi, lasciato il centro abitato, raggiungemmo una vasta spianata dove essi ci fecero assistere alla preparazione della mongolfiera: dopo una serie infinita di sbuffi, che sembravano sempre più incalzanti ed assordanti, il pallone era finalmente pronto! Non restava altro che saltare a bordo ed allentare le cime.
Il volo sulle rocce rosse, durato circa due ore, sembrò brevissimo, tali furono l’emozione e la bellezza che letteralmente ci rapirono! Neanche per un attimo pensai di trovarmi in una cesta sospesa a svariate centinaia di metri da terra. Tutti i miei sensi erano catalizzati da quel miracolo travolgente della natura, e riuscii a svegliarmi dall’incantesimo solo quando i miei piedi toccarono di nuovo la terraferma!
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