mercoledì 6 aprile 2011

Teresa la rossa!

L’appetito vien mangiando

Questo proverbio mi riporta con la mente alla mia infanzia, quando trascorrevamo la domenica con i parenti, condividendo con loro, ovviamente, anche il momento del pranzo. Io facevo sempre a gara per sedermi accanto a Zia Teresa, l’altra sorella di mia madre nonché mia madrina di battesimo. Sono stata sempre particolarmente legata a lei, anche se caratterialmente è molto diversa da Mamma Enza e da Zia Ines.
Le tre sorelle, nate a cavallo della Seconda Guerra Mondiale e a distanza di circa quattro anni l’una dall’altra –mia madre è la maggiore, poi è toccato a Teresa e, infine, ad Ines-, trascorsero la loro infanzia in un piccolo paese dell’Irpinia, dove, peraltro, ho scelto per il momento di vivere. Potete, quindi, immaginare quanto la loro esistenza fosse semplice e la loro educazione severa.
Tuttavia, mia madre mi racconta spesso di come Zia Teresa, a dispetto del rigore di quei tempi, fosse fin da piccola una vera e propria ribelle, probabilmente anche a causa della sua meravigliosa chioma dai decisi riflessi ramati. I suoi capelli erano belli a tal punto che, negli anni Cinquanta, un famoso fotografo di Avellino, dove ella si era recata all’insaputa dell’inflessibile Nonna Concetta, la immortalò, esponendo la sua immagine in vetrina, in pieno centro. Il caso volle che, a distanza di qualche giorno, mia nonna si recasse in città per degli acquisti, e chi vide in bella mostra, tra le immagini dell’acclamato fotografo? la secondogenita Teresa, la cui bellezza selvaggia era stata da lui sapientemente esaltata. Invece di essere orgogliosa dell’avvenenza della figlia, la genitrice, che non era assolutamente incline alla tolleranza e alla dolcezza, tornò in tutta fretta al paesello e, infuriata e sdegnata com’era, le diede di santa ragione alla povera Teresa. Tuttavia, ella era come una canna di bambù: si piegava senza spezzarsi. Sicché, le punizioni ripetutamente subite, che avrebbero fatto desistere anche il più incallito dei contestatori, non facevano che dare nuova linfa alla giovane ribelle!
Per quanto anticonformista possa essere l’immagine che ho dato di lei, soprattutto se calata in quel particolare contesto storico e sociale, la Zia Teresa che personalmente ho conosciuto e di cui serbo il ricordo è una donna dolce, anche se molto semplice - dopo le scuole medie se non, addirittura, prima, si rifiutò di continuare gli studi! -, nel cui grembo ero solita accoccolarmi per ascoltare dalla sua voce vecchie storie di paese. Quando, poi, eravamo insieme a tavola, era l’unica che, per la gioia di mia madre, riuscisse a farmi mangiare un poco più del solito. Bastava che mi dicesse: “Tu assaggia, che, poi, l’appetito vien mangiando!" E io l’accontentavo sempre, perché mi piaceva farla felice!
Ciò detto, riprendiamo il bandolo della matassa! Il giorno successivo alla celebrazione delle nozze, iniziò la nostra luna di miele. Destinazione: Stati Uniti. Durata: 40 giorni!
Il viaggio non cominciò nel migliore dei modi, visto che a Parigi mancammo la coincidenza per New York, dove eravamo diretti in compagnia di mio cugino Giuseppe, uno dei gemelli di cui ho parlato in passato e che aveva preso parte alla cerimonia. La partenza fu posticipata al giorno dopo, e, alla fine, i novelli Cristoforo Colombo raggiunsero la meta. Per me era già la terza volta nella Grande Mela, ma ritornarvi era sempre un’emozione forte! Tanto più che, stavolta, ero in dolcissima compagnia e qualunque destinazione mi sarebbe apparsa come la più ambita e desiderabile. Trascorremmo una settimana deliziosa a NYC, in compagnia dei gemelli e dell’adorata Zia Ines. Era bello essere svegliati al mattino dal familiare aroma del caffè, preparato ad arte dalla cara zia che di buon’ora cominciava a trafficare ai fornelli, silenziosa ed alacre come una formichina.
Io ed Alessandro non avevamo programmato in alcun modo l’itinerario in terra americana. Seguendo anche i consigli di Ines, decidemmo di affidare le nostre prime peregrinazioni ad un viaggio organizzato che partiva dalla Florida e, dopo aver toccato Georgia, Tennessee e Mississippi, approdava in Louisiana, a New Orleans. 
Pertanto, salutata New York con un’ottima cena a base di crostacei, preparata per l’occasione dalle sapienti mani di zia Ines, ci imbarcammo su un aereo diretto ad Orlando, Florida. Qui ci attendeva il gruppo con cui avremmo condiviso il tour, per una durata di circa dieci giorni.
In quell’occasione avremmo avuto modo di conoscere tante belle persone, di varie nazionalità. Ovviamente, tra di loro non poteva mancare un italiano doc! Ma, come al solito, per saperne di più vi do appuntamento al prossimo post!

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