Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei
C’è poco da fare: i detti non sbagliano mai! Non che uno voglia essere classista a tutti i costi, ma indubbiamente le persone che siamo soliti frequentare sono per certi versi lo specchio del nostro modo di agire, di pensare, di parlare, insomma della nostra vera personalità! A confermare la fondatezza del motto odierno, si dice anche che Si piglia chi si somiglia…
Quali sono le mie riflessioni in proposito? Beh, a costo di attirarmi l’antipatia e il dissenso di molti, mi sento di affermare con cognizione di causa che il volemose bene a tutti i costi, il concetto dell’essere tutti amici, tutti fratelli sono una delle tante manipolazioni nazionalpopolari, uno dei tanti luoghi comuni continuamente propinati dai mass media, di cui tutti si riempiono la bocca, ma che, nei fatti, tutti son ben lungi dal praticare.
La verità indiscutibile è che ciascuno di noi sceglie il proprio simile, e ci mancherebbe altro! Non siamo tutti uguali, e su questo nulla da ridire, anzi deve essere così. La diversità è una grande risorsa: se fossimo tutti Rockefeller, chi farebbe l’impiegato o l’operaio? Così come, se fossimo tutti lavoratori dipendenti, chi ci darebbe lavoro?
Ciò che proprio non condivido e che ritengo sia una violazione della libertà personale è l’imposizione di frequentazioni con le quali non si condivide alcuna affinità, nel nome di una fratellanza cosmica a cui nessuno crede.
Badate bene, ciò non ha nulla a che fare con la solidarietà verso i bisognosi o con l’apertura verso la multiculturalità. Qui si disserta sulle persone che scegliamo di frequentare e con le quali, inevitabilmente, dobbiamo avere qualche punto di contatto, qualche condivisione di interessi, qualche compatibilità intellettiva o spirituale. Perché, anche in questo, non siamo tutti uguali…
Giusto per stemperare un po’ le polemiche che queste riflessioni possono sollevare, vi propongo uno spezzone tratto dal film Il mistero di Bellavista di Luciano De Crescenzo, relativo al valore intrinseco della spazzatura, e che si conclude con un pensiero poetico di Luigino, il vate del condominio! Vi renderete conto che esso contiene una simpatica analogia con il proverbio di oggi!
Per ritornare alle mie vicende autobiografiche, vi avevo lasciati alla notizia della mia futura maternità. In effetti, ci avevo messo un po’ di tempo a decidermi per il grande passo, il matrimonio, ma, da lì, bruciai tutte le tappe! Non avevamo ancora festeggiato il primo anniversario di nozze che c’era già una bellissima bimba a farci compagnia: l’Aurora di tutti i miei giorni, nata a fine settembre del 2003.
Anche la mia gravidanza, come tutta la mia vita, non volle smentirsi e fu assolutamente controcorrente! Sin dai primi mesi, tutti mi consigliavano di stare a riposo, di non affaticarmi, come se la cosa più naturale del mondo fosse una malattia invalidante. Io, tuttavia, mi sentivo benissimo, al punto che, fino al giorno prima del lieto evento, svolgevo normalmente, anche se con un po’ di affanno, tutte le faccende domestiche.
Ma la vera rivoluzione fu la scelta dell’ospedale dove appoggiarmi per il parto, scelta che modificai meno di un mese prima della nascita di Aurora. Tutte le mamme possono confermare che con il ginecologo si instaura un rapporto di fiducia molto particolare, vista la circostanza altrettanto delicata, soprattutto dal punto di vista psicologico, in cui è richiesto il suo intervento. Il medico che segue una partoriente con una normale gravidanza deve essere innanzitutto uno psicologo e poi un dottore: con lui la futura mamma instaura un legame molto forte e in lui spesso cerca le risposte ai suoi dubbi e alle sue paure. Il mio ginecologo era, naturalmente, di Napoli e, per i motivi su esposti, era logico aspettarsi che sarebbe stato lui ad assistermi nel parto.
E, invece, colpo di scena!
Il 2003, se ricordate, fu un anno particolarmente caldo, il che mi spinse a trasferirmi, sin dai primi di luglio, nel paese natale di mia madre, in Alta Irpinia, dove in estate si gode notoriamente di frescura ed aria buona. Benché, durante l’attesa, fossi sempre stata restia ad effettuare troppe visite ed ecografie, mi toccava, tuttavia, l’ultimo controllo prima del parto. Eravamo ad agosto e rientrare a Napoli sarebbe stato come passare in un forno crematorio. Significava davvero chiedere troppo a me e alla piccolina! Decisi, allora, di fare un salto all’ospedale del paese e, con mia grande sorpresa, trovai un ambiente efficiente ed accogliente, dove potei effettuare l’ecografia di controllo senza file e lungaggini burocratiche. Il primario, il dott. Eugenio, mi conquistò con il suo fare deciso ed affabile, sicché, su due piedi, senza pensarci su troppo, gli chiesi se potevo partorire con lui. Egli accettò senza alcuna riserva e ciò che, fino ad allora, mi era parso naturale, a quel punto, mi sembrò anche semplice!
Il 2003, se ricordate, fu un anno particolarmente caldo, il che mi spinse a trasferirmi, sin dai primi di luglio, nel paese natale di mia madre, in Alta Irpinia, dove in estate si gode notoriamente di frescura ed aria buona. Benché, durante l’attesa, fossi sempre stata restia ad effettuare troppe visite ed ecografie, mi toccava, tuttavia, l’ultimo controllo prima del parto. Eravamo ad agosto e rientrare a Napoli sarebbe stato come passare in un forno crematorio. Significava davvero chiedere troppo a me e alla piccolina! Decisi, allora, di fare un salto all’ospedale del paese e, con mia grande sorpresa, trovai un ambiente efficiente ed accogliente, dove potei effettuare l’ecografia di controllo senza file e lungaggini burocratiche. Il primario, il dott. Eugenio, mi conquistò con il suo fare deciso ed affabile, sicché, su due piedi, senza pensarci su troppo, gli chiesi se potevo partorire con lui. Egli accettò senza alcuna riserva e ciò che, fino ad allora, mi era parso naturale, a quel punto, mi sembrò anche semplice!
...ahimè, quel reparto di ginecologia dell'Ospedale "Criscuoli" è ormai chiuso e quel personale (primario, aiuti, infermiere, ostetriche e vigilatrici) è stato sparpagliato sul territorio provinciale!!!
RispondiEliminaCara Silvana, so che questo dato non ti è ignoto ma lo posto lo stesso perché - e qui ci sta bene il detto «la busta è pe' te ma la fuglietta e pe' chi nun 'vo capi'» - altri sappiano quali guasti ha prodotto il deficit napoletano nella sanità.
In ogni caso il tuo lusinghiero apprezzamento per quanto fatto dal dott. Eugenio (lo conosco bene) mi riporta alla mente l'accoglienza e le cure che ebbe una giovanissima partoriente di un paese cilentano che, in pieno inverno e con una bufera di neve che infuriava a più non posso, sbagliò strada e piuttosto che arrivare nell'ospedale di Vallo della Lucania finì sull'Ofantina, tra Lioni e Nusco, dove la ritrovò una macchina della Guardia di Finanza che si prese cura della giovane impaurita e dello spaesato consorte accompagnandoli al "Criscuoli", dove la primipara diede alla luce una bella femminuccia. Il calore che i due cilentani avvertirono intorno a loro li convinse a restare a Sant'Angelo, nonostante la forte distanza da casa, fino a quando la bambina non fu ritenuta in condizioni ottimali. Al mio taccuino di cronista vollero dettare tutto il loro compiacimento, che io da santangiolese raccolsi ben volentieri.
Unreparto di ospedale efficiente che chiude è un dispiacere per tutti,anche se si abita a tantissima distanza.
RispondiEliminaPer il resto condivido il tuo pensiero:non siamo,nei fatti.tutti fratelli;dovremmo esserlo,sarebbe giusto,ci renderebbe migliori,
ma poi,inevitabilmente,siamo condizionati in maniera assurda dalle differenze-
Circondarsi di affetti e di persone con cui si condividono idee e sentimenti, è l'unica soluzione per vivere bene.
RispondiEliminaPerchè, per il resto, la vita è un mero combattimento tra polli, una eterna competizione, una gara infinita.
Non mi piace la considerazione "... se fossimo tutti lavoratori dipendenti, chi ci darebbe lavoro? ..."! (io direi lo stato, ad esempio)
Se fossimo tutti padroni chi farebbe lo schiavo?
Le diversità sono il sale dell'esistenza ma io sogno ancora l'utopia di un mondo senza schiavi e padroni. Differenze e diversità ma non estreme al punto da stare in guerra perenne per difendere ognuno i propri privilegi.
Ciao Silvana.
Ciao Silvana, ogni tanto passo...sempre avvincenti i tuoi racconti, il mio parto all'ospedale di Rimini, nel 2002 è stato un calvario, sono stata seduta 13 ore su una sedia con i braccioli scalcagnati, senza poggiatesta, con mio marito che ha tenuto un cuscino per farmi rilassare il collo tra 1 contrazione e l'altra, appunto x 13 ore, un incubo....almeno tu sei stata fortunata....un abbraccio a presto Giancarla
RispondiEliminaGrazie, Dual!Buona domenica delle palme anche a te!
RispondiEliminaA proposito! Belle le tue foto.
@ Michele: grazie per il tuo commento! ho avuto la fortuna di godere di un'ottima assistenza, dopodiché, a distanza di qualche anno, il reparto di ostetricia, come molti altri, è stato purtroppo dismesso...
RispondiElimina@ Costantino: Ciao, Costantino. Ogni tanto ci ritroviamo. Grazie per i tuoi commenti, sempre molto profondi!
@ Gianni: carissimo, molte delle mie osservazioni sono volutamente provocatorie e i risultati si vedono dai vostri commenti!
@ Giancarla: ma alla fine è andato tutto per il meglio?
A presto, carissima!
Cara Silvana
RispondiEliminagrazie per esserti unita al mio blog.
L'ho fatto anch'io perchè vedo che scrivi dei post molto interessanti!
Ciao e a presto
Stefano di Semplici Conversazioni