Casa senza femmena, varca senza timone
(Casa senza donna, barca senza timone)
Oggi tiro l’acqua al mio mulino, nel senso che farò un elogio alla casalinga di ieri, di oggi e di domani e del suo ruolo fondamentale all’interno della famiglia. Badate bene, non sto parlando della centralità della donna, bensì di quella della casalinga.
Ricercando su vari dizionari il significato della parola in questione, vengono fuori le seguenti definizioni:
Donna che si occupa della casa e della famiglia, senza esercitare una professione retribuita
Donna che si dedica esclusivamente alla casa e non svolge altra attività
Eppure, alla voce ‘casa’ leggo:
Luogo che l'uomo costruisce, oppure sceglie o adatta fra quelli che a lui si offrono nell'ambiente naturale, per farne ricovero, stabile o temporaneo, per sé e i suoi, centro della sua vita quotidiana
e, con significato estensivo del termine:
ambiente familiare, famiglia
e, ancora:
stirpe, dinastia, casato
Mettendo assieme i tasselli, i conti non tornano. Non pensate che il significato che illustri dizionari hanno affibbiato al termine ‘casalinga’ sia riduttivo e penalizzante? La donna che si dedica alla casa e alla famiglia viene raffigurata alla stregua di una povera sprovveduta, che si sacrifica giorno dopo giorno per i suoi cari, trascinandosi in ciabatte tra le mura domestiche, senza alcun riconoscimento di tipo economico: insomma una Cenerentola dei tempi moderni!
Ebbene, a quest’immagine che traspare tra le righe, io non ci sto! Se è vero che la casa, in termini materiali, va intesa come luogo adibito a ricovero, è anche vero che, con significato più ampio ma onnicomprensivo, essa rappresenta il fulcro della vita quotidiana della famiglia. Dunque, la casa risponde sicuramente ad un bisogno primario dell’uomo, ossia la ‘tana’ dove rifugiarsi e ristorarsi, ma è, innegabilmente, anche il centro dell’energia e, direi quasi, dell’empatia che agiscono da collante all’interno di una famiglia. Cosa sarebbe essa senza una casa? E cosa sarebbe una casa senza la donna casalinga, intesa nel senso più nobile del termine? Sarebbe simile, come dice bene l’antica saggezza popolare napoletana, ad una barca senza timone.
Dunque, cari i miei cultori di semantica, se volete evitare di risvegliarvi un bel giorno e ritrovarvi alle calcagna un’orda agguerrita di housewives, fareste bene a rivedere in termini più lusinghieri il significato di ‘casalinga’.
E adesso ritorniamo a noi! Dopo Carlo Alberto, io e Alessandro decidemmo che due figli erano troppo pochi (scusate la sgrammaticatura, ma questa dissonanza di parole rende benissimo l’idea!), per cui, anche con una certa velocità, ci portammo a quota tre: un anno ed otto mesi dopo Carlo, vedeva la luce il cadetto Diego Maria. Volete anche in questo caso la spiegazione della scelta del nome? OK, procedo. Diego, per i lettori che mi seguono da poco e che abbiano in arretrato le puntate precedenti, è il nome di mio padre, e, dunque, questo fu il motivo che in primis ci orientò verso quella scelta. In secondo luogo, anche il significato del nome ci convinse: le ipotesi più accreditate ritengono che Diego indichi una persona colta, istruita.
Al nome di mio padre ne volemmo, tuttavia, abbinare un secondo, e la scelta ricadde su Maria, come da lunga tradizione avveniva nella famiglia di Alessandro, dove al primo appellativo di tutti i maschi si accostava, per l’appunto, uno dei nomi più diffuso in Italia ed usato generalmente al femminile. Le origini del nome Maria risalirebbero all’antico Egitto e il suo significato sarebbe, secondo alcuni, ‘amata da Dio’, secondo altri ‘principessa’.
In ebraico, Maria, sulla scorta dell’accezione più autorevole, significherebbe ‘la signora’, dunque la donna per eccellenza. Di conseguenza, penso che anche a Diego Maria, al pari degli altri miei figli, sia toccata una bella sorte: da un lato l’uomo colto, istruito, raziocinante, dall’altro, in fortissima relazione, la parte ‘femminile’, ossia l'anima, la capacità ricettiva, l’intuito e la creatività.
E allora, benvenuto Diego Maria!
Ah! Tanto per rassicurarvi… con i figli mi sono fermata a tre, anche se mi ripeto spesso che non ci sono limiti alla provvidenza!
Condivido circa l'importanza delle casalinghe,autentiche regine,parecchio sacrificate, della casa.
RispondiEliminaBuona Pasqua,Costantino.
Grazie della visita, Costantino! Buona Pasqua anche a te!
RispondiEliminaE também aqui a rainha se sente no dom das palavras!
RispondiEliminaParabéns pelo seu espaço!
Desejo-lhe uma Doce e Feliz páscoa!
Beijinho
è vero, non c'è limite alla provvidenza, però io vorrei che fosse un'altra femmina! buonissima Pasqua a tutti, luisa.
RispondiEliminaCarissima, concordo in pieno! Buona Pasqua fatta anche a te e al resto della banda!
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