mercoledì 20 aprile 2011

Il Principe della risata

Il post di lunedì, in cui parlavo dell’arte di arrangiarsi del napoletano, mi ha dato lo spunto per inserire uno spezzone tratto dal famosissimo film del 1954 Miseria e nobiltà, interpretato dall’altrettanto famoso Antonio de Curtis, in arte Totò. Da buona partenopea, non ho perso l’occasione di seguire la scia ed andare a rivedere scene tratte da altri notissimi film del Principe della risata. Mi sono resa conto, senza grande sorpresa, che, nonostante conosca benissimo ognuno di quei frammenti, per me rappresenta un piacere impagabile andare a gustarli di nuovo. Perché? Ma perché la vera sorpresa è Totò, unico, impareggiabile, inimitabile, irripetibile; perché ogni volta è possibile cogliere una battuta, una sottigliezza, un’espressione che erano sfuggite alla precedente visione e che danno allo spettatore la percezione netta di assistere ad un capolavoro che di volta in volta supera se stesso.  
Che dire di Totò? Di lui è già stato scritto e detto tutto. E’ stato il creatore di un umorismo sottile, fatto di doppi sensi, di apparente demenzialità, ma indubbiamente senza tempo. Prova ne sia il fatto che, ancora oggi, ad oltre quarant’anni dalla sua scomparsa, esso è più vivo che mai. Molte delle sue battute e dei suoi modi di dire sono entrati a pieno merito nel linguaggio degli italiani. L’unica cosa che mi rammarica è che proprio la sua città, che a lui deve tanto, non gli abbia ancora dedicato una piazza, abbellita, magari, da una statua che lo raffiguri con la tipica bombetta pigiata sulla testa e i pantaloni al di sopra della caviglia. Eppure, chissà perché, nonostante alquanto improbabile e discutibile, quell’abbigliamento, indossato da lui,  appariva assolutamente appropriato, mentre erano gli altri a sembrare ridicoli!
Per completare il mio modesto omaggio al grandissimo Principe della risata, ho pensato di inserire uno spezzone tratto dal film Totò a colori del 1952, in cui Antonio Scannagatti (Totò), compositore squattrinato che abita nel paesino di Caianello, si ritrova a Capri, ospite di una certa Giulia Sofia (Franca Valeri), da cui spera di poter rimediare un appuntamento con l’editore Tiscordi (parodia di Ricordi) di Milano.
Il provinciale compositore dovrà, naturalmente, adeguarsi nello stile,  nell’abbigliamento e nella parlata ai gagà capresi. Memorabile la scena in cui l’improvvisato dandy, ribattezzato Pupetto Montmartre dagli Champs-Élysées, rende il suo tributo all’arte e al pittore che ha riprodotto un quadro di Picasso. Vediamo cosa ne viene fuori. Buona visione a tutti! 



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