Ogne scarrafone è bello a mamma soja
Ogni scarafaggio è bello agli occhi della madre
Chi non conosce questo proverbio? Penso che in assoluto sia uno dei più noti anche al di fuori dei confini strettamente partenopei, citato persino in una famosa canzone di Pino Daniele. E’ un eufemismo utilizzato per dire che un figlio, per brutto che sia, è sempre bello agli occhi di sua madre. E ci mancherebbe altro! Il problema, forse, si presenta allorquando l’agguerrita e rampante mammina pretende che il proprio figlio sia il più bello anche agli occhi del resto della popolazione mondiale! Per cui, nel momento in cui te la trovi di faccia mentre sei al supermercato o mentre aspetti che tuo figlio esca da scuola, e non hai proprio alcuna possibilità di mimetizzarti nell’ambiente circostante -per esempio fingendoti un fustino del Dash o uno scoiattolo che saltella da un ramo all’altro nel cortile alberato della scuola-, allora sai che stavolta ti toccherà ascoltare le mirabolanti imprese del piccolo Dodò, che all’età di due anni recitava a memoria La Divina Commedia, scriveva correntemente cirillico ed aramaico ed era in prossimo a conseguire il brevetto di pilota di linea! Fortunatamente, quando sei stata quasi messa al tappeto dal capitolo XXVII delle Novelle del Piccolo Genio, arriva provvidenziale, a salvarti da uno stato permanente ed invalidante di rincoglionimentus praecox, lo squillo del cellulare, per cui approfitti del nano secondo in cui la mammina killer riprende fiato, per allontanarti e sottrarti rapidamente allo sguardo dell’ignara aguzzina, che, dopo aver perseverato ancora qualche attimo, punta una nuova preda e le si fionda addosso… Stavolta, l’hai scampata, ma ricorda che sei in debito dei rimanenti seicento e tredici capitoli sulla vita del bambino del secolo!
E adesso rituffiamoci nelle avventure ben più modeste della bancaria per caso!
Lasciato il Nevada, io ed Alessandro, in groppa al nostro cavallo meccanico, raggiungemmo il Far West! Avevo già visitato in passato la California, ma l’idea di farvi ritorno non mi dispiaceva affatto! La nostra meta era San Francisco, con rapide puntate anche nei dintorni. Il ricordo che avevo della città del Golden Gate Bridge, dove ero stata nel gennaio del 2000, era quello di un luogo soleggiato, caratterizzato da una grande vivacità culturale, da un deciso eclettismo architettonico e dalle famosissime ripide colline che ne rendono unico il panorama rispetto a quello di tutte le altre città americane.
A distanza di quattro anni, ritrovai immutate tutte queste caratteristiche, con un’unica, ragguardevole differenza. La crisi economica che stiamo attualmente cavalcando era già visibilmente tangibile anche in un gioiello turistico come il cuore di San Francisco, e, laddove qualche anno prima vedevi solo pulizia e floridezza, era comune incontrare tanti senzatetto in cerca di elemosina o percorrere strade dai marciapiedi sudici e cosparsi di cartacce. Del resto, avrei dovuto aspettarmi uno spettacolo del genere, visto che anche New York, rispetto alla mia ultima visita, aveva mostrato chiaramente segni di recessione e di decadimento (e parlo di zone nevralgiche come Wall Street o la Fifth Avenue!).
Insomma, viste come si erano messe le cose, era proprio il caso di rivedere anche il vecchio andante Hai trovato l’America!
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