lunedì 4 aprile 2011

Omaggio a Gibran

Oggi, se me lo consentite, vorrei concedermi una pausa dalla narrazione delle mie vicende personali per sottoporre alla vostra attenzione e alle vostre riflessioni un testo che trovo di rara bellezza e profondità. Amo particolarmente questo scritto poiché, in maniera del tutto inattesa, venne letto alla fine della cerimonia nuziale dal consigliere comunale che unì in matrimonio me ed Alessandro. Si tratta di un estratto da Il Profeta, famosissima opera dello scrittore libanese Kahlil Gibran, il cui successo ha superato ogni record, andando al di là di mode, credenze, ideologie e religioni.
Il Profeta è un personaggio leggendario e misterioso che, prima di imbarcarsi per fare ritorno all'isola nativa, dona la propria saggezza agli abitanti di un luogo lontano e senza tempo.
A turno gli viene chiesto di parlare dei grandi temi della vita: ne viene fuori una raccolta di pensieri e riflessioni, formulati in veste poetica, sul mistero dell'uomo e dell'universo.
Il testo che ci riguardava era, ovviamente, quello sul matrimonio.


Kahlil Gibran


Il Matrimonio


Voi siete nati insieme, e insieme starete per sempre.
Sarete insieme quando le bianche ali della morte disperderanno i vostri giorni.
Sì, starete insieme anche nella memoria silenziosa di Dio.
Ma che ci siano spazi nel vostro stare insieme, 
E che i venti del cielo danzino tra di voi.
Amatevi vicendevolmente, ma il vostro amore non sia una prigione:
Lasciate piuttosto un mare ondoso tra le due sponde delle vostre anime.
Riempitevi la coppa uno con l'altro, ma non bevete da una sola coppa.
Scambiatevi a vicenda il vostro pane, ma non mangiate dallo stesso pane.
Cantate insieme e danzate e siate allegri, ma che ciascuno sia solo.
Come le corde di un liuto, che sono sole, anche se vibrano per la stessa musica.
Datevi il vostro cuore, ma non lo date in custodia uno dell'altro.
Perché solo la mano della Vita può contenere entrambi i cuori.
E state insieme ma non troppo vicini:
Poiché le colonne del tempio sono distanziate,
E la quercia e il cipresso non crescono l'una all'ombra dell'altro.

9 commenti:

  1. Bello, ma ho una curiosità: Kahlil ha mai conosciuto la "pettola" della moglie?

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  2. Le belle parole di Kahlil Gibran contengono una saggezza che temo si riferisca ai suoi giorni, ad un mondo che stava per nascere nel suo dirompente sviluppo.
    Credo che le cose siano molto cambiate.
    L'istituzione del matrimonio tende man mano a scomparire. E' stata da sempre la cellula base funzionale alla società e che ha risolto impellenti esigenze organizzative.
    Serve più spazio nelle case, più spazio nella coppia, più spazio nella vita.
    Ma, presi come siamo dal risolvere primari problemi di sopravvivenza, ci accontentiamo di tutto e ci appoggiamo sempre di più l'uno all'altro.
    Togliendoci l'aria reciprocamente.
    Ciao Silvana.

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  3. @ Alessandro: Dubito... quella è una prerogativa di pochi!

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  4. @ Gianni: Le tue parole stendono un velo di mestizia e rassegnazione. Vorrei controbattere con un proverbio, tanto per rimanere in tema: "Finché c'è vita c'è speranza". Impariamo, allora, a vivere, anziché a sopravvivere!

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  5. Ma sai che a me piace rileggermi ogni tanto questi scritti! E devo dire che danno spunto x riflettere! E ci sono davvero delle verita' profonde!!!

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  6. Grazie, Dory! Nel mio piccolo, sto tentando di fare davvero una rivoluzione...

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  7. Per Silvana:
    Bella, coraggiosa e inusuale la scelta dell'ufficiale di stato civile... mi piacerebbe sapere se queste parole di Kahlil Gibran lo usava per tutti i matrimoni che celebrava o lo ha scelto appositamente per te e Alessandro... e se così fosse cosa lo ha ispirato...

    Per il "postatore" Gianni:
    In questo brano di Gibran c'è una bellezza oggettiva e una contestualizzata o contestualizzabile. La prima, va da sé, è senza tempo e non necessità di parametri spaziali; la seconda, invece, deve fare i conti con il nostro stato d'animo prima ancora che con la nostra cultura o pensiero.
    Certamente gli scritti di Kahlil Gibran piuttosto che quelli di Khaled Husseini o di Orhan Pamuk sono intrisi di un lirismo che il mondo e la cultura occidentale sembra aver smarrito da tempo e in ogni caso assai lontano dalla penna degli scrittori contemporanei.
    In questa parte del globo ci ha "distratti" la pace, in quell'altra le tenebre della guerra hanno esaltato il sogno.

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  8. @ Michele: Caro Michele, grazie per le tue notazioni: sono sempre puntuali e profonde.
    Per quanto riguarda il tuo dubbio, non posso darti una risposta certa, in quanto non conoscevo la persona che ci unì in matrimonio né ebbi la presenza di spirito (con tutto quello che era successo...) di investigare in proposito! A presto!

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  9. ...va da sé che il mio era un interrogativo per così dire retorico...
    Certo che non potevi e non puoi saperlo. Occorre convenire, però, che è quanto meno originale che un ufficiale dello stato civile "napoletano" citi Gibran; sarebbe stato lecito attendersi un aforisma partenopeo o tutt'al più il canonico "...figli maschi!"

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