giovedì 17 febbraio 2011

Benvenuti al Monte dei Paschi di Siena!

Ogne scarpa addiventa scarpone
(Ogni scarpa diventa scarpone)

Questo è un altro dei proverbi a cui Babbo Diego ricorreva spesso quando voleva farmi capire con una metafora che tutto invecchia con il passare del tempo. Mi pare quasi di sentirlo, quando gli stavo dietro per aiutarlo in qualche faccenda domestica. A lui piaceva fare un po’ di tutto: piccola manutenzione, pulire, cucinare… In cucina dava il meglio di sé, nel senso che, oltre ad essere un ottimo cuoco soprattutto nei piatti a base di pesce, quando era ai fornelli esprimeva appieno la sua napoletanità. Spesso gli ero vicina, non tanto perché avesse realmente bisogno di aiuto, ma solo per il piacere di stare con lui, e penso che la cosa fosse reciproca. La mia precisione e amore per il dettaglio non di rado si scontravano con il suo essere simpaticamente arruffone, ma, alla fine, i nostri folcloristici alterchi erano solo un modo per manifestare l’affetto che ci accomunava. Mi ricordo, quando alle prese con la preparazione del piatto di turno, in un tourbillon in crescendo di pentole, padelle, intingoli, aromi, assaggi, aggiunte e riassaggi, improvvisamente, Babbo Diego, tutto compreso nel suo ruolo di chef, mi ordinava: “Silva’, prendimi ‘o fattapposta!”  E vai a capire cos’era il “fatto apposta”! In napoletano, questo termine vuol dire tutto e niente, in quanto si riferisce a quel preciso attrezzo che occorre in quel preciso momento. Sta all’uditore carpire l’intenzione dell’oratore e, quindi, individuare esattamente la cosa richiesta e procurarla. Dunque, se ci pensate bene, l’origine di questo termine non va fatta risalire alla pigrizia del napoletano, secondo me ingiustamente attribuitagli dalle facili etichette, bensì al suo acume, sviluppato a tal punto da voler mettere alla prova l’acume altrui… Di solito, essendo ormai allenata in questo tipo di gara, capivo subito di cosa avesse bisogno mio padre, ma, per non dargli soddisfazione, cominciavo a redarguirlo per la sua imprecisione, in un gioco senza fine. Lui non se la prendeva mai a male, anzi, andava avanti imperturbabile nel suo unico, inimitabile modo di fare…
E adesso torniamo a noi! Nel post precedente il sipario era calato sulla imminente chiamata da parte del Monte dei Paschi di Siena per un posto da operatore di sportello. E, come vi sarà facile intuire dai numerosi indizi lasciati nella narrazione, anche quel giorno arrivò!
L’assunzione prevedeva un periodo di formazione di quattro settimane e, quindi, l’assegnazione ad una filiale che poteva, teoricamente, essere dovunque in Italia, meno che in Toscana! Difatti, l’Ufficio del Personale della Banca MPS ha da sempre adottato la politica di destinare il nuovo dipendente in una Regione diversa da quella di residenza e, poiché io avevo concorso da residente a Siena, stessa sorte sarebbe toccata anche a me!
Tuttavia, avevo ancora qualche giorno di respiro, in quanto la frequenza durante le prime tre settimane era prevista presso il Centro di Formazione di Colle Val d’Elsa, ad una ventina di chilometri da Siena. Durante l’ultima settimana avrei, invece, dovuto spostarmi presso la Capogruppo di riferimento della filiale di assegnazione.
Nonostante fossi molto combattuta per i motivi che, ormai, ben conoscete, decisi, tuttavia, di imbarcarmi in questa impresa forse più grande di me, appigliandomi ad un’unica attenuante: avrei potuto lasciare il lavoro in qualsiasi  momento lo avessi deciso!
Il gruppetto dei neo assunti era formato da una ventina di ragazzi con età compresa tra i venticinque ed i trenta anni, tutti toscani e tutti entusiasti della nuova avventura! L’unica infiltrata ero io, napoletana con lontane origini sicule e veterana della comitiva, con i miei trentuno anni suonati!
Nonostante stessi vivendo quell’esperienza tra mille dubbi e ripensamenti, ricordo il periodo a Colle con grande piacere ed un pizzico di nostalgia, poiché si era creata all’interno del gruppo una comprensibile coesione. Eravamo accomunati dalla spensieratezza, in quanto non ancora oppressi dai ritmi incalzanti delle filiali, e da un destino simile: tutti eravamo alla nostra prima esperienza da lavoratori dipendenti e tutti avremmo dovuto allontanarci da casa!
Le prime tre settimane di formazione volarono. L’allegra brigata stava per dismettere i panni del gitante e si approssimava a vestire quelli ben più seri e compassati del bancario.
L’ultimo giorno a Colle Val d’Elsa sarebbe stata sciolta ogni riserva: ciascuno di noi avrebbe conosciuto la propria destinazione. Benvenuti al Monte dei Paschi di Siena!

2 commenti:

  1. Ciao Silvana, grazie per essere passata a trovarmi.Complimenti per il blog è veramente ben fatto. Mi piace come ti esprimi. Tornerò a trovarti.
    Fabiola.

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  2. Ciao, magari viene fuori un bel romanzo....baci e a presto.....Giancarla

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