Chi troppo vuole, nulla stringe
Il proverbio odierno è un chiaro invito alla moderazione e alla temperanza, valori che, forse, oggigiorno abbiamo un po’ tutti accantonato.
Lungi da me recitare la parte della moralista! Non mi sento assolutamente all’altezza di un simile ruolo, ma, senza ombra di dubbio, non posso non constatare un impulso dilagante, sempre più incontenibile, ad agire per il proprio tornaconto, a volere sempre di più, non solo in termini di beni materiali, ma anche in termini di onnipresenza e di prestigio personale. E non mi riferisco solo ai grandi sistemi, quelli politici ed economici, per intenderci, ma anche alla vita di tutti i giorni, nelle sue semplici manifestazioni quotidiane.
Penso, ad esempio, ai miei figli, in particolare alla mia primogenita, Aurora, 7 anni. Nonostante la sua tenera età, ha una volontà ferrea e una caparbietà non comuni, che, unite alla sua vivacità e curiosità, ne fanno una donnina in miniatura. E’ molto attenta e capace di percepire ogni minima parola o ogni minimo movimento che avvengano all’interno delle mura domestiche. Insomma, le piace avere il controllo della situazione ed essere aggiornata su tutto, e questa sua propensione la spinge spesso ad intraprendere più cicli di azione di quanti ne possa realmente gestire. E, allora, vedi che, mentre è intenta a svolgere i compiti, un occhio e un orecchio sono impegnati a seguire ciò che fanno i fratelli, oppure vedi che, appena cominciata una nuova attività extrascolastica, vuole già iscriversi a tutti i corsi possibili ed immaginabili, in quanto attratta dall’idea di essere al centro di tutte le novità che la circondano.
Ma, poi, immancabilmente, com’è ovvio, non riesce a seguire tutto nella maniera che vorrebbe, e, allora, io la invito alla moderazione, ricorrendo, per l’appunto, alla metafora espressa nel proverbio odierno.
Chissà se anche nei grandi sistemi, il gotha dei consiglieri ha mai pensato di impartire un simile insegnamento ai destinatari dei loro suggerimenti?
E adesso ritorniamo alle vicende rivoluzionarie! Il mio primo giorno in Capogruppo fu caratterizzato, per ovvi motivi, da disorientamento ed agitazione. Ero in un ambiente totalmente estraneo, nei cui corridoi si avvicendavano molteplici colleghi, ma nessuna tra quelle facce mi era familiare. Tutto mi sembrava freddo e lontano mille miglia!
Mentre ero assorta in questi pensieri, fui distolta dall’arrivo di un uomo bruno, normolineo, dall’abbigliamento informale, che, ai miei occhi, si distingueva per un particolare, ormai, di altri tempi: un bel paio di mustacchi neri!
Appena arrivato, mi salutò telegraficamente, chiedendomi se fossi, per caso, la nuova unità assegnata all’ufficio. Alla mia risposta affermativa, mi invitò, in maniera altrettanto scarna, ad entrare nella stanza.
Quando fummo seduti l’uno difronte all’altra, separati dalla sua scrivania, presentò se stesso e le mansioni dell’ufficio di cui era responsabile: l’Ufficio Marketing e Controllo di Gestione. Quindi, fissandomi dritto negli occhi, con uno sguardo fermo e, all’apparenza, severo, mi chiese quale fosse la mia formazione e da dove provenissi. Gli risposi succintamente, un po’ intimidita dalla immobilità del suo sguardo, anche se avrei dovuto capire subito che quel particolare che mi intimoriva era, invece, segno di grande rettitudine e bontà d’animo.
Avete, infatti, mai notato che solo chi, per natura, ha qualcosa da nascondere o non ha un animo cristallino, durante una conversazione distoglie ripetutamente lo sguardo dai vostri occhi?
Il mio nuovo capo, invece, non batté ciglio, sereno ed imperturbabile, per l’intera durata del nostro colloquio. Alla fine, mi invitò a prendere posto alla mia scrivania e a cominciare la mia prima giornata di lavoro al Centro Direzionale.
Non avrei mai e poi mai immaginato che dietro quei baffoni e quell’apparenza burbera, si celava colui che, in seguito, sarebbe diventato uno dei miei più grandi amici, sul lavoro e fuori.
Qual era il suo nome? Ermanno, che comincia per 'E' come eterna amicizia!
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