mercoledì 9 febbraio 2011

Due Gemelli alla conquista dell'Europa!

Mani pulite fanno la vita felice!

Quanto ha ragione il proverbio di oggi! L’ho sentito per la prima volta da mio marito Alessandro, anche se istintivamente ed interiormente già mi apparteneva!
Essere onesti, in primo luogo con se stessi, è forse la condizione indispensabile per poter vivere pienamente la vita, in quanto, senza onestà, saremmo ridotti ad ombre, ad anime cupe che cercano di sopravvivere nella difficile convivenza con se stesse.
Quando parlo di onestà mi riferisco alle molteplici sfaccettature in cui la nostra esistenza giorno dopo giorno si dipana. Mi riferisco all’amore come all’amicizia, al lavoro come ad altre attività che ci impegnano durante la giornata, alla sincerità come al rispetto per gli altri. Mi riferisco ad un insieme di valori, la cosiddetta morale, che, per quanto non statica e uguale per tutti, è sicuramente percepita da ciascuno di noi in maniera molto simile, tanto che, quando usciamo dal seminato, siamo i primi a rendercene conto.
Indubbiamente, la nostra onestà è assediata da mille lusinghe: stimoli e sollecitazioni, non sempre del tutto condivisibili, si avvicendano rapidamente, e mantenere la posizione richiede un impegno crescente (si dice, difatti - e con questo mi brucio un proverbio per un prossimo post – che L’occasione fa l’uomo ladro).
Ma provate a pensare al baratro in cui sprofondereste se, ancor prima di tradire gli altri, tradiste voi stessi, la vostra vera natura! Vi incamminereste su una strada senza ritorno che io immagino fangosa, irta di alberi tetri e scheletriti, sovrastata da un cielo cupo e minaccioso, sferzata da un vento gelido e penetrante…
Insomma, se solo vi fosse passato anche lontanamente per la testa di rubare in una tabaccheria una caramella da 5 centesimi, penso che adesso abbiate messo da parte ogni vostra velleità!
Ma torniamo a noi! Le escursioni dell’estate del 1996 insieme a zia Ines furono solo il solleticante antipasto di un pranzo ricco e gustoso! Quando si dice L’appetito vien mangiando –e siamo a due! recidiva, eh?–
Le due Gemelli (perché anche Ines, se non l’aveste già immaginato, è una Gemelli doc!) costituirono un’associazione a delinquere che, ogni estate, perpetrava le sue incursioni in mezza Europa.
Decidemmo che sarebbe toccato a turno a tutti i paesi del Vecchio Continente, concentrando i nostri sforzi in una decina di giorni nel bel mezzo di luglio.
Animate da questo spirito di conquista, come novelle pioniere, sbarcammo in Spagna, in Ungheria, nella Repubblica Ceca, in Belgio e in Olanda. Senza dubbio, la meta era importante, ma entrambe sapevamo che si trattava solo del pretesto per ritrovarci ogni anno e stare finalmente insieme…
Al di là di ogni auspicabile aspettativa, zia Ines si rivelò una compagna di viaggio unica, ideale, irripetibile. Era dolce, gentile, delicata, attenta, meravigliata, disponibile, pratica, infaticabile, ma soprattutto… soprattutto… comica!
Con quel suo fare candido era in grado di sfoderare quando meno te lo aspettavi battute irresistibili, che, elaborate qualche istante dopo dai miei neuroni, scatenavano una reazione a catena di risate irrefrenabili, al punto che i passanti ci guardavano interdetti, ma, probabilmente, curiosi di sapere cosa aveva innescato una tale ilarità!
Assaporavamo insieme ogni istante del viaggio. All’ora di pranzo, generalmente ci accomodavamo al sole su una panchina e mangiavamo pane e pommarola, come diceva lei, e alla fine, immancabilmente, Ines esclamava “I love it!
La sera, però, dopo una giornata molto intensa, ci concedevamo sempre una cenetta nel migliore dei ristoranti locali.
I pernottamenti erano di solito spartani, ma, da buone estete, non rinunciavamo mai in ciascun viaggio a trascorrere almeno una notte in un albergo a quattro o a cinque stelle. Si trattava per lo più dell’ultimo pernottamento in terra straniera, quasi a voler premiare noi stesse per il ciclone di allegria che avevamo saputo scatenare in quei dieci giorni.
Mia zia ripeteva spesso, e tuttora continua a farlo, che mi era grata per aver saputo organizzare ciascuna delle nostre scorribande in modo così minuzioso ed impeccabile. Affermava che lei aveva fatto ben poco, se non affidarsi a me e lasciarsi condurre in giro per l’Europa.
In realtà, ero io a doverle essere grata per la grande opportunità che mi aveva offerto: quella di starle vicino e di imparare a conoscere meglio lei e me stessa!
Perciò non posso che concludere con una domanda: “A quando il prossimo viaggio, zia?”

1 commento:

  1. Zia Ines si fida solo di te. Spesso parla con noi dei vostri viaggi in Europa. E' in piacere leggere il tuo blog!

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