mercoledì 26 gennaio 2011

Siena, mon amour!

Chi ben comincia è alla metà dell'opera (speriamo...)

Mi rituffo nella rete mediatica apportando una piccola novità al mio blog: un proverbio di apertura che potrà essere in lingua italiana o in lingua napoletana (i non napoletani mi perdonino, ma il richiamo delle radici rimane sempre forte -e non solo per me, vero?-). I motivi di questa scelta sono sostanzialmente due: innanzitutto, mi ha fatto tanto ridere, nel momento in cui lo trascrivevo, il proverbio napoletano che ho inserito nel post di ieri e  quindi, ho pensato che potesse essere simpatico abbinarne uno a ciascuno dei nuovi post; in secondo luogo, e questo è il motivo più pregnante, ho irremovibilmente deciso di dimostrare a mio marito Alessandro che la più forte in materia sono io: nel lontano 2002, in una gara durata circa tre ore e fino alle due di notte, lo stracciai letteralmente con una raffica irrefrenabile di proverbi, anche se tuttora  mio marito si ostina a dire che il vincitore sia stato lui e che io abbia barato ripetendo più volte lo stesso proverbio. Staremo a vedere...
Ma ritorniamo a noi! Correva l'anno 1986 e Siena mi aspettava per accogliermi generosa nell'abbraccio caldo e dorato delle sue colline di fine estate. La mia eccitazione era alle stelle, ma, al tempo stesso, essendo molto legata alla mia famiglia, paventavo il momento del distacco da loro. La mia prima sistemazione, per volere di mio padre, fu presso un collegio femminile gestito dalle suore (non ne ricordo l'Ordine di appartenenza), dove rimasi fino alla primavera successiva e dove conobbi molte delle amiche della parentesi senese a cui sarei rimasta più legata.
Rammento che la prima notte fui travolta da un tumulto di sensazioni inattese e di pensieri agitati: ero sola, nel nulla del buio e del silenzio più profondi, eppure l'ebbrezza della libertà sopraffece la paura ancestrale della separazione e della solitudine.
Il mio stato d'animo andò progressivamente e rapidamente migliorando: tutto quello che mi circondava era proprio come me lo aspettavo ed anche meglio! Siena era un piccolo gioiello da scoprire e da rimirare in punta di piedi, e tutto questo mi scaldava il cuore, facendomi sentire un tassello unico di quel meraviglioso mosaico. Ero convinta che anche la città avesse un'anima e che questa vibrasse esattamente con le stesse frequenze della mia anima. Se ammiravo un albero secolare che da tempi immemorabili faceva compagnia ad una basilica o ad un convento, mi sentivo come la linfa di quell'albero; se in primavera mi sedevo ai tavolini di Piazza del Campo, sorseggiando un cappuccino e leggendo un buon libro, mi sentivo un tutt'uno con la brezza leggera che dispettosa  mi arruffava le pagine, con il  tiepido sole che mi intorpidiva i sensi e persino con il fresco metallo della sedia di fronte a me che accoglieva i miei piedi scalzi.
Insomma, la piccola rivoluzianaria aveva saputo attendere pazientemente e, alla fine, a distanza di quasi tre lustri, aveva cominciato ad assaporare la libertà!

1 commento:

  1. Che magnifiche sensazioni.
    Io sono in un periodo in cui sto chiudendo un'altro capitolo.
    Mi sono resa conto che rido di meno e che non ho quella leggerezza nell'anima che di solito mi accompagna.
    Voglio anch'io ritrovare le sensazioni che tu descrivi e che normalmente provavo!!!
    A domani!
    Anna

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