sabato 2 aprile 2011

E matrimonio sia!

Se cucini con calma, il gusto ci guadagna

Ricordate gli anni Ottanta, quando impazzavano i fast foods? Quando non sentivi parlare altro che di corse folli per addentare panini di gomma, farciti con ripieni e condimenti tutti dello stesso sapore grigio e posticcio? Il successo di questa pazzia collettiva, importata dagli States, fu tale che, qui da noi, le frotte di giovani e meno giovani, che amavano intrupparsi in ritrovi del genere, diedero vita alla famosa figura del paninaro. Naturalmente i fast foods tutto sono tranne che un ristorante, ossia un luogo, come dice la parola stessa, che dovrebbe rinvigorire e rifocillare.
Per fortuna, da un po’ di tempo registriamo un’inversione di tendenza, ossia una riscoperta del mangiare e del gustare cibi sani e di qualità, rispettando i naturali ritmi biologici, al punto che, sempre più spesso, si sente parlare di slow food, ossia di una vera e propria filosofia del piacere alimentare, che è possibile riscoprire in ristoranti ed osterie caratterizzati da ambienti accoglienti e dall’esaltazione dei sapori genuini del territorio di appartenenza.
Da buona casalinga, vorrei, però, sottolineare che la ricerca del piacere alimentare avviene, purtroppo, al di fuori della propria dimora, dimenticando che fulcro di un momento saliente come quello dei pasti dovrebbe tornare ad essere il focolare domestico, inteso nel senso ancestrale del termine. Ovviamente, non possiamo pretendere di rallentare i forsennati ritmi quotidiani, sarebbe pura utopia! Tuttavia, dobbiamo pretendere di riappropriarci degli antichi valori familiari che la frenesia dei tempi moderni ci ha strappato. Dobbiamo riscoprire il piacere di vivere appieno le nostre case, di dedicarci alla preparazione lenta e sapiente del pranzo domenicale, come facevano le nostre mamme e, prima di loro, le nostre nonne, di mangiare in compagnia di amici e parenti per parlare, ridere e scherzare.
E, allora, cosa aspettiamo? Tiriamo fuori il vecchio ricettario della nonna e diamoci da fare! Domani è domenica!  
Ciò detto, torniamo alle famose nozze! Prometto che stavolta vi svelerò come andò a finire…
Vi ricordo che il matrimonio era fissato alle ore 12.00 del 5 ottobre 2002 presso il Maschio Angioino, nel pieno centro di Napoli. Vi rammento anche che quel giorno il cielo aveva aperto i suoi rubinetti e non aveva alcuna intenzione di fare marcia indietro e, tanto per completare l’opera, che una folla indemoniata di disoccupati aveva paralizzato la città dalla Stazione Centrale fino a Piazza Municipio, dove si trova, per l’appunto, il Maschio Angioino.
Nonostante i molteplici impedimenti, eravamo tutti sul posto all’orario stabilito: futuri sposi, testimoni, invitati, il pubblico ufficiale che avrebbe celebrato le nozze. Per quagliare, mancava solo un elemento, peraltro indispensabile: il registro dei matrimoni, che un messo comunale doveva trasferire dalla Circoscrizione del Vomero, dove Alessandro risiedeva, alla sala dove le nozze avrebbero avuto luogo. Purtroppo, visti tutti gli impedimenti testé elencati, il tipo, benché già in azione, non accennava ad arrivare. Ormai, eravamo in ritardo di oltre un’ora e gli ospiti, in particolare le due mamme, cominciavano a spazientirsi. Io e Alessandro, invece, eravamo serafici e… felici, felici, felici! Nulla avrebbe potuto scalfire la magia che stavamo condividendo, e il modo in cui affrontammo quelle avverse casualità ne fu la prova.
Per ammazzare il tempo, mi venne un’idea geniale, quella di improvvisare una sorta di botta e risposta tra noi e gli invitati. Questi avrebbero potuto chiederci tutto ciò che volevano (nei limiti della decenza!) per chiarire delle curiosità circa me e Alessandro come singoli o come coppia. Avevo dato anche disposizione ad un amico di andare a comprare due pastarelle (trattasi di un modo tutto napoletano per dire ‘un po’ di pasticcini’) per ingannare l’attesa. Tuttavia, proprio mentre ci stavamo attrezzando per il simpatico show, arrivò il messo comunale, tutto trafelato e mortificato!
Gli astanti tirarono un sospiro di sollievo, anche se a me, quasi quasi, dispiacque di non poter mettere in scena l’insolito ‘fuori programma’!
Erano da un bel pezzo passate le 13.00 quando, sotto braccio a Rakesh, percorsi i pochi metri che mi separavano da Alessandro.
Dopo circa una ventina di minuti, sotto gli occhi increduli e di fronte alle pance vuote ed affamate degli invitati, fu, finalmente, pronunciato  il benedetto ‘sì’!

4 commenti:

  1. Be',i si matrimoniali portano buono quando
    trovano difficoltà di esecuzione.
    Dalla serenità gioiosa con cui parli di "quel giorno",credo che ciò si addica perfettamente anche a te!

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  2. Grazie, Costantino! Hai la vista lunga...

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  3. Dai tuoi racconti trapela tanto slow e tanta voglia di focolare. Non c'è cosa più bella, per me, di andare piano e tornare a casa.
    Anche io mi sono sposato il 5 ottobre.
    Ma di qualche anno prima.
    Ciao Silvana.

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  4. Ciao, Gianni e bentrovato! Bella coincidenza quella del matrimonio! Effettivamente, ora che sono mamma, la voglia di focolare è tanta, ma penso che, a prescindere da tutto, è un valore da riscoprire. A presto!

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