venerdì 8 aprile 2011

Sono un burattino e non mi fermo mai!

Le bugie hanno le gambe corte

Il proverbio di oggi insegna che le menzogne non vanno mai molto lontano: presto o tardi vengono scoperte, ossia, come recita un altro famoso motto, La verità viene sempre a galla.
Personalmente ritengo che essere bugiardi sia una mancanza molto grave, sicuramente nei confronti di coloro a cui mentiamo, ma, innanzitutto, verso noi stessi. Non avere il coraggio delle proprie azioni, cercando di nasconderle e di apparire diversi da quello che siamo, non ci porterà molto lontano, ma, soprattutto, farà terra bruciata intorno a noi e dentro di noi. Essere etichettati come bugiardi è paragonabile ad un marchio a fuoco, che compromette, in maniera talvolta irreversibile, la nostra credibilità.
A proposito di bugie, non posso astenermi dal citare un capolavoro della letteratura per ragazzi, Le avventure di Pinocchio, di Carlo Collodi. Dire che questo è un testo che venero è assolutamente riduttivo, poiché ritengo che esso sia un concentrato magistrale di tutti gli insegnamenti che andrebbero trasmessi ai futuri uomini e donne. Non a caso, è stato il primo libro di narrativa che ho regalato a mia figlia e, di tanto in tanto, ci soffermiamo a leggerne insieme qualche pagina, forse più per il mio diletto che per il suo.
In particolare, vorrei condividere con voi il momento in cui, Pinocchio, appena scampato alla morte, mente spudoratamente alla Fata dai capelli turchini circa le monete d’oro che il burattinaio Mangiafoco gli aveva donato, affinché le portasse a Geppetto. Ecco cosa succede:

A questo punto, la porta della camera si spalancò ed entrarono dentro quattro conigli neri come l'inchiostro, che portavano sulle spalle una piccola bara da morto.
-Che cosa volete da me?- gridò Pinocchio, rizzandosi tutto impaurito a sedere sul letto.
-Siamo venuti a prenderti-, rispose il coniglio più grosso.
-A prendermi?... Ma io non sono ancora morto...-
-Ancora no: ma ti restano pochi minuti di vita avendo tu ricusato di bevere la medicina, che ti avrebbe guarito dalla febbre!...-
-O Fata, o Fata mia, cominciò allora a strillare il burattino, datemi subito quel bicchiere... Spicciatevi, per carità, perché non voglio morire, no... non voglio morire...-
E preso il bicchiere con tutt'e due le mani, lo votò in un fiato.
-Pazienza!- dissero i conigli. -Per questa volta abbiamo fatto il viaggio a ufo.-
E tiratisi di nuovo la piccola bara sulle spalle, uscirono di camera bofonchiando e mormorando fra i denti.
Fatto sta che di lì a pochi minuti, Pinocchio saltò giù dal letto, bell'e guarito; perché bisogna sapere che i burattini di legno hanno il privilegio di ammalarsi di rado e di guarire prestissimo.
E la Fata, vedendolo correre e ruzzare per la camera, vispo e allegro come un gallettino di primo canto, gli disse: -Dunque la mia medicina t'ha fatto bene davvero?-
-Altro che bene! Mi ha rimesso al mondo!...-
-E allora come mai ti sei fatto tanto pregare a beverla?-
-Egli è che noi ragazzi siamo tutti così! Abbiamo più paura delle medicine che del male.-
-Vergogna! I ragazzi dovrebbero sapere che un buon medicamento preso a tempo può salvarli da una grave malattia e fors'anche dalla morte...-
-Oh! ma un'altra volta non mi farò tanto pregare! Mi rammenterò di quei conigli neri, colla bara sulle spalle... e allora piglierò subito il bicchiere in mano, e giù!...-
-Ora vieni un po' qui da me e raccontami come andò che ti trovasti fra le mani degli assassini.-
-Gli andò che il burattinaio Mangiafoco mi dette alcune monete d'oro, e mi disse: "To', portale al tuo babbo!" e io, invece, per la strada trovai una Volpe e un Gatto, due persone molto per bene, che mi dissero: "Vuoi che codeste monete diventino mille e duemila? Vieni con noi, e ti condurremo al Campo dei Miracoli". E io dissi: "Andiamo"; e loro dissero: "Fermiamoci qui all'osteria del Gambero Rosso e dopo la mezzanotte ripartiremo". Ed io, quando mi svegliai, loro non c'erano più, perché erano partiti. Allora io cominciai a camminare di notte, che era un buio che pareva impossibile, per cui trovai per la strada due assassini dentro due sacchi da carbone, che mi dissero: "Metti fuori i quattrini"; e io dissi: "Non ce n'ho"; perché le quattro monete d'oro me l'ero nascoste in bocca, e uno degli assassini si provò a mettermi le mani in bocca, e io con un morso gli staccai la mano e poi la sputai, ma invece di una mano sputai uno zampetto di gatto. E gli assassini a corrermi dietro e, io corri che ti corro, finché mi raggiunsero, e mi legarono per il collo a un albero di questo bosco, col dire: "Domani torneremo qui, e allora sarai morto e colla bocca aperta, e così ti porteremo via le monete d'oro che hai nascoste sotto la lingua".-
-E ora le quattro monete dove le hai messe?- gli domandò la Fata.
-Le ho perdute!- rispose Pinocchio; ma disse una bugia, perché invece le aveva in tasca.
Appena detta la bugia, il suo naso, che era già lungo, gli crebbe subito due dita di più
-E dove le hai perdute?-
-Nel bosco qui vicino.-
A questa seconda bugia il naso seguitò a crescere.
-Se le hai perdute nel bosco vicino -disse la Fata,- le cercheremo e le ritroveremo: perché tutto quello che si perde nel vicino bosco, si ritrova sempre.-
-Ah! ora che mi rammento bene-, replicò il burattino, imbrogliandosi, -le quattro monete non le ho perdute, ma senza avvedermene le ho inghiottite mentre bevevo la vostra medicina.-
A questa terza bugia, il naso gli si allungò in un modo così straordinario, che il povero Pinocchio non poteva più girarsi da nessuna parte. Se si voltava di qui batteva il naso nel letto o nei vetri della finestra, se si voltava di là, lo batteva nelle pareti o nella porta di camera, se alzava un po' di più il capo, correva il rischio di ficcarlo in un occhio alla Fata.
E la Fata lo guardava e rideva.
-Perché ridete?- gli domandò il burattino, tutto confuso e impensierito di quel suo naso che cresceva a occhiate.
-Rido della bugia che hai detto.-
-Come mai sapete che ho detto una bugia?-
-Le bugie, ragazzo mio, si riconoscono subito, perché ve ne sono di due specie: vi sono le bugie che hanno le gambe corte, e le bugie che hanno il naso lungo: la tua per l'appunto è di quelle che hanno il naso lungo.-
Pinocchio, non sapendo più dove nascondersi per la vergogna, si provò a fuggire di camera; ma non gli riuscì. Il suo naso era cresciuto tanto, che non passava più dalla porta.
Come potete immaginarvelo, la Fata lasciò che il burattino piangesse e urlasse una buona mezz'ora, a motivo di quel suo naso che non passava più dalla porta di camera; e lo fece per dargli una severa lezione perché si correggesse dal brutto vizio di dire le bugie, il più brutto vizio che possa avere un ragazzo. Ma quando lo vide trasfigurato e cogli occhi fuori della testa dalla gran disperazione, allora, mossa a pietà, batté le mani insieme, e a quel segnale entrarono in camera dalla finestra un migliaio di grossi uccelli chiamati Picchi, i quali, posatisi tutti sul naso di Pinocchio, cominciarono a beccarglielo tanto e poi tanto, che in pochi minuti quel naso enorme e spropositato si trovò ridotto alla sua grandezza naturale.




Indubbiamente, tutti i bugiardi desidererebbero che l’onta della menzogna scomparisse con il solo battito delle mani, proprio come successe a Pinocchio. I Picchi, agli ordini della Fata dai capelli turchini, in quattro e quattr’otto cancellarono il segno evidente e tangibile delle reiterate bugie,  ma solo dopo che il povero burattino si era reso conto di quanto quelle fossero ingombranti e di quanto fosse difficile conviverci.
Vorrei solo aggiungere una notazione finale: per quanto la valenza pedagogica di quest’opera sia indiscutibile, è anche vero che nessuno identifica l’incontenibile burattino come latore di valori morali o come il simbolo del bene che trionfa sul male. In realtà, se questo racconto continua ad essere letto in tutto il mondo, dopo quasi centotrenta anni, è per la simpatia senza riserve suscitata dal suo protagonista, così vicino, nelle sue debolezze ed incoerenze, ai lettori piccoli e grandi.
Quasi quasi ci lascia delusi la sua trasformazione finale in un ragazzino in carne ed ossa, poiché, se idealmente tutti desideriamo dei figli modello, ubbidienti, rispettosi e bravi a scuola, tuttavia, nel nostro immaginario continuiamo a propendere per il burattino birbante e per le sue strabilianti peripezie.
Sarà forse perché il suo cambiamento rappresenta un po’ l’emblema malinconico del passaggio dalla magica libertà infantile ai doveri e alle responsabilità della vita adulta.
E, si sa, tutti noi vorremmo tornare ad essere bambini!

2 commenti:

  1. Anch'io ritengo, come te, che essere bugiardi sia una mancanza molto grave.
    Bene, allora siamo in due.
    Lo dico perche "sembra" che il mondo, la politica in primis, fondi tutto se stesso sulla bugia.
    O no?
    Ciao Silvana.

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  2. Hai ragione, caro Gianni, ma, come ci insegna la Fata dai capelli turchini, le bugie hanno davvero le gambe corte o il naso lungo. Di strada non ne possono fare poi tanta!
    A presto e grazie per i tuoi puntualissimi suggerimenti ed annotazioni!

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