lunedì 21 febbraio 2011

Qui comincia l'avventura...

A carnevale ogni scherzo vale

Signore e signori, ci avviciniamo a grandi passi ad uno dei momenti più attesi dai bimbi, ma, penso, anche da tanti adulti: il carnevale!
Come molti sapranno, benché facente parte della tradizione cristiana, e, in particolare, cattolica, il nostro carnevale, in realtà, ha tratto ispirazione da feste molto simili, esistenti già nell’Antica Grecia e nell’Antica Roma. L’elemento comune a tutte era l’esternazione del bisogno di sovvertire temporaneamente l’ordine e le regole per dare spazio allo scherzo e, talvolta, alla dissolutezza. I vecchi panni, quelli indossati nella vita di tutti i giorni, venivano letteralmente buttati via, e sostituiti da un mascheramento che consentiva, anche se per poco, di sentirsi davvero una persona diversa, libera da vincoli e gerarchie.
Dunque, in passato il carnevale, nel suo più profondo significato, era essenzialmente la manifestazione di un istanza di rinnovamento e una sorta si ammortizzatore sociale, poiché, dopo la breve parentesi di caos e sregolatezza, riemergeva un rinnovato periodo di ordine, garantito fino all’inizio del carnevale seguente.
Purtroppo, questo spirito oggi è andato perso, e il carnevale, ad eccezione dei carnevali maggiori, si è ridotto ad una festa per i bimbi.
Non andrebbe, invece, sottovalutato che il mascheramento è assolutamente terapeutico, poiché, paradossalmente, consente a coloro che sono costretti ad indossare una maschera invisibile per un intero anno, di essere davvero se stessi proprio nel momento in cui ne indossano una vera. Il mascheramento permette loro di manifestare la loro saggia follia e, in quella manifestazione, di essere finalmente liberi…
E adesso a noi! Era il mese di novembre del 1998 e, a distanza di dodici anni, rientravo definitivamente (ma nulla è per sempre…) nella mia città natale, Napoli.
Mi attendeva l’ultima settimana di formazione presso la Capogruppo, ossia la struttura di riferimento per tutte le filiali della provincia di Napoli, Caserta e Benevento. Poi sarei stata catapultata nell’agenzia di città n. 6, ossia, per chi è pratico di Napoli, l’agenzia di Fuorigrotta, il quartiere, per intenderci, dove si trova lo Stadio San Paolo.
La settimana passò veloce, in un mondo, quello della Capogruppo, dai ritmi lenti ed ovattati, ritmi di Bahia, mi è sempre piaciuto definirli, ma la realtà che mi aspettava nell’agenzia era tutt’altra cosa…
Il lunedì successivo mi presentai con largo anticipo dinanzi alla sede di lavoro, ubicata nell’ampio e lungo Viale Augusto. Da piccola ero stata a Fuorigrotta solo un paio di volte e la mia immaginazione era stata colpita proprio da quella strada a due corsie, separate da una fila interminabile di palme. Avevo avuto la percezione di essere in un posto con un‘energia totalmente diversa dal resto della città e che esercitava su di me una strana attrazione.
Fuorigrotta, che deve il suo nome alla sua posizione "al di fuori della grotta", in riferimento al fatto che, sin dall'epoca romana, è collegata da una o più grotte al rione di Mergellina, è  un quartiere relativamente nuovo, la cui costruzione iniziò nel periodo fascista e si concluse negli anni Cinquanta. Da sola conta oltre diecimila abitanti più di Siena…
Dentro di me, soprattutto per indorare la pillola, pensavo che l’assegnazione a quella dipendenza in particolare non fosse casuale, ma generata da una strana alchimia che mi aveva condotto proprio nel posto che, in passato, aveva esercitato su di me tanto fascino. E poi Fuorigrotta era il quartiere in cui la mia cara Maria Rosaria era nata e vissuta e, quindi, qualche scintilla della sua inesauribile energia doveva pur brillare ancora da qualche parte!    
Immersa in questi pensieri, venni improvvisamente distolta dal sopraggiungere del vice direttore dell’agenzia, un ragazzo di qualche anno più grande di me, che, con aria sorniona, mi diede il benvenuto in questa nuova avventura.
A dire la verità, il tipo mi snocciolò una serie di considerazioni circa le sorprese, non tutte esattamente positive, che mi attendevano in quella filiale, lasciandomi alquanto interdetta.
Essendo, tuttavia, forte del mio carattere e della maturità acquisita in trentuno anni di vita, non mi scomposi più di tanto e aspettai pazientemente che la giornata di lavoro avesse inizio.
In effetti, il sostituto, seppur giocando sadicamente con me, come il gatto avrebbe fatto con il topo, non era poi andato tanto lontano dalla verità!
Ma per i dettagli di quell’incredibile avventura lavorativa, vi rimando al post di domani!

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